Fallisce opportunità storica di regolamentare i killer robots, ma ci sono speranze per l’inizio di negoziati verso un Trattato

Fallisce opportunità storica di regolamentare i killer robots, ma ci sono speranze per l’inizio di negoziati verso un Trattato

A causa dell’ostruzione di una manciata di Stati non si è giunti ad un concreto progresso sulle armi autonome in ambito CCW, nonostante la volontà della maggioranza dei Paesi. All’orizzonte ci sono però speranze per l’inizio di negoziati per un Trattato nel 2022, grazie ad una nuova leadership politica internazionale.

L’Italia, che si era detta pronta a sostenere un mandato per uno strumento sulle tecnologie per le armi autonome, esprime delusione e chiede con altri Paesi un mandato più chiaro ed ambizioso.

Una minoranza di Stati, tra cui gli USA e Russia, che già investono pesantemente nello sviluppo di armi autonome, sono impegnati a utilizzare la regola del consenso alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali (CCW) per tenere in ostaggio la maggioranza della comunità internazionale e bloccare qualsiasi progresso verso una risposta legale internazionale all’autonomia nei sistemi d’arma. E’ quanto emerge chiaramente dalla deludente conclusione di una settimana di dibattito nell’ambito della Sesta Conferenza di revisione della CCW. Il fallimento nel concordare passi per negoziare una nuova norma internazionale viene però ora accolto da un diffuso riconoscimento di una necessità urgente verso una risposta legale, una condizione simile a quella dei percorsi che hanno portato alla creazione dei Trattati sulle mine anti-persona e sulle munizioni a grappolo.

Dopo 8 anni di discussioni con una chiara maggioranza di Stati che chiedevano costantemente la negoziazione di una nuova norma di diritto internazionale per assicurare un controllo umano significativo sull’uso della forza, la Sesta Conferenza di revisione CCW ha adottato un mandato che è scandalosamente al di sotto del risultato di cui il mondo ha bisogno. Gli Stati continueranno le riunioni della CCW l’anno prossimo senza però alcun accordo su un percorso di lavoro verso un obiettivo specifico. 

In tal senso Verity Coyle (Amnesty International) ha dichiarato: “Mentre la ricerca e i test su queste armi proseguono, la finestra di opportunità per regolamentarle diventa sempre più piccola. La CCW ha dimostrato ancora una volta la propria incapacità di fare progressi significativi: è ora che gli Stati prendano dunque l’iniziativa di un processo esterno alla Convenzione che possa fornire il tipo di svolta che abbiamo già visto per le mine terrestri e le munizioni a grappolo”.

La possibilità di un processo esterno al percorso della CCW è resa plausibile dalla convergenza di una nuova leadership politica su questo tema, unica strada da percorrere per ottenere progressi sostanziali. Il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg e il ministro neozelandese per il disarmo e il controllo delle armi, Phil Twyford, hanno entrambi chiesto l’elaborazione di una nuova norma internazionale che regoli le armi autonome. I nuovi accordi di coalizione di Governo di Norvegia e Germania promettono di agire su questo tema e c’è stata una coerente leadership interregionale all’ONU con 68 stati che hanno chiesto uno strumento legale. L’Italia, che nel corso del dibattito si è detta pronta a sostenere un mandato per uno strumento sulle tecnologie per le armi autonome, ha sottoscritto una dichiarazione con altri Paesi sottolineando la propria frustrazione per il fallimento del dibattito in CCW. La richiesta era quella di sviluppare collettivamente raccomandazioni consensuali sul quadro normativo e operativo rispetto a LAWS, ma la Dichiarazione sottoscritta tra gli altri da Belgio, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Svizzera ha sottolineato come sia “abbondantemente chiaro che i risultati fino ad oggi non sono sufficienti per affrontare l’urgenza di questo problema. Al ritmo attuale il progresso degli sviluppi tecnologici rischia di superare le nostre decisioni“.

Migliaia di esperti e scienziati di tecnologia e Intelligenza Artificiale, la Campagna Stop Killer Robots (di cui fa parte anche Rete Italiana Pace e Disarmo), il Comitato Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, 26 premi Nobel e ampia parte della società civile hanno chiesto una nuova legge internazionale. Il palco è ora pronto per un percorso normativo innovativo e specifico sui killer robots. Richard Moyes per Stop Killer Robots, ha sottolineato come “I leader di governo hanno bisogno di tracciare una linea morale e legale per l’umanità contro l’uccisione di persone da parte delle macchine. Una chiara maggioranza degli Stati vede la necessità di assicurare un controllo umano significativo sull’uso della forza. È il momento per loro di esercitare una leadership positiva al fine di prevenire le catastrofiche conseguenze umanitarie dei robot assassini”.