La Dichiarazione Politica su EWIPA

La Dichiarazione Politica su EWIPA

L’impegno ad evitare l’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio in aree popolate richiede una volontà politica a livello internazionale

Nell’ultimo decennio si è creato uno slancio internazionale per affrontare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate. Più di 100 Stati, diverse organizzazioni multilaterali e diversi Segretari generali e altri funzionari di alto livello delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione, a fronte di esempi eclatanti di danni umanitari.

La rete INEW da tempo sollecita un’azione immediata per affrontare questo problema urgente e sostiene una serie di azioni possibili a livello nazionale e internazionale per affrontarlo:

  • Sviluppo di politiche e procedure operative per fermare l’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio in aree popolate
  • Raccolta e messa a disposizione di dati rilevanti
  • Creazione di pratiche comuni, anche attraverso incontri periodici per discutere il problema e i progressi verso la riduzione del danno umanitario
  • Fornire assistenza alle vittime, ai sopravvissuti e alle comunità colpite
  • Attivare misure umanitarie e di protezione
  • Sviluppo di standard internazionali più severi, compresi alcuni divieti e restrizioni sull’uso di armi esplosive nelle aree popolate.

L’obiettivo finale è quello di una “Dichiarazione politica” che definisca queste azioni concrete per gli Stati attirando l’attenzione su questo tema specifico, fornendo raccomandazioni politiche e operative specifiche in grado di modificare i comportamenti e diventando uno strumento per promuovere il cambiamento, comprendendo una serie di impegni orientati all’azione.

 

DOMANDE E RISPOSTE SULLE ARMI ESPLOSIVE NELLE AREE POPOLATE E SULLA DICHIARAZIONE POLITICA

CHE COS’E LA DICHIARAZIONE POLITICA SULL’USO DELLE ARMI ESPLOSIVE NELLE AREE POPOLATE (EWIPA)?

La “Dichiarazione politica sul rafforzamento della protezione dei civili dalle conseguenze umanitarie derivanti dall’uso di armi esplosive nelle aree popolate1 è un impegno politico internazionale che mira ad affrontare l’impatto umanitario devastante, immediato e protratto nel tempo derivante dall’uso di armi esplosive nelle zone popolate e rafforzare la protezione dei civili durante i conflitti.

Il testo della dichiarazione politica comprende un preambolo che descrive l’aumento del rischio per i civili a causa dell’urbanizzazione dei conflitti armati, e le conseguenze umanitarie derivanti dall’uso di armi esplosive nelle zone popolate, diretti e indiretti, spesso definiti come “effetti riverberanti”.

La dichiarazione ha due sezioni operative che contengono una serie di impegni in ciascuna, che prevedono azioni che gli Stati devono intraprendere, principalmente attraverso modifiche alle politiche e alle pratiche a livello nazionale. Centrale in questo settore, è l’impegno richiesto agli Stati di imporre limiti all’uso di armi esplosive nelle città e in altre aree popolate al fine di evitare danni civili.

Il testo della dichiarazione è stato completato dagli Stati in una consultazione il 17 giugno 2022. Questo rappresenta il culmine di quasi tre anni di consultazioni guidate dall’Irlanda che coinvolgono gli Stati, le Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e le organizzazioni della società civile, tra cui la Rete Internazionale sulle Armi Esplosive (INEW).

La dichiarazione sarà aperta alla firma da parte degli Stati in occasione di una conferenza di firma a Dublino, in Irlanda, che si terrà presso il famoso Castello di Dublino venerdì 18 novembre 2022.

QUALE DIFFERENZA FARÁ LA DICHIARAZIONE POLITICA?

La dichiarazione politica è il primo riconoscimento internazionale formale che afferma che l’uso di armi esplosive nelle aree popolate ha gravi conseguenze umanitarie, le quali devono essere affrontate con urgenza. Questo riconoscimento del problema è fondamentale, in quanto identificare e riconoscere un problema è il primo passo per affrontarlo.

La dichiarazione riconosce inoltre che l’uso di armi esplosive nelle aree popolate comporta rischi inaccettabili per i civili, in particolare quando le armi hanno effetti estesi per le aree. La dichiarazione promuove norme più rigorose per la protezione dei civili e impegna gli Stati che la firmano ad attuare queste modifiche alle loro politiche e pratiche nazionali. La dichiarazione può anche fornire una base per stigmatizzare le azioni dannose, come l’uso di armi esplosive con ampi effetti territoriali nelle zone popolate.

La dichiarazione dovrebbe essere vista come un punto di partenza, non di fine. Un settore chiave sarà quello dell’abbandono dell’uso di armi esplosive nelle zone popolate. Occorre fare molto di più per rafforzare la protezione dei civili e costruire norme più rigorose, e portare avanti questi cambiamenti significativi richiederà tempo.

PERCHÉ È NECESSARIO RAFFORZARE LA PROTEZIONE DEI CIVILI DALL’USO DELLE ARMI ESPLOSIVE NELLE AREE POPOLATE?

L’uso di armi esplosive nelle aree popolate è la principale causa di danni ai civili nei conflitti armati. Per oltre cento anni, le armi esplosive sono state l’arma primaria nei conflitti armati.

Ogni anno decine di migliaia di civili vengono uccisi e feriti a causa di armi esplosive. I dati mostrano che, quando le armi esplosive vengono utilizzate in aree popolate, il 90 per cento delle vittime sono civili.2 Molti tra i civili soffrono di lesioni complesse le quali hanno un impatto radicale sulle loro vite, e continuano a soffrire il disagio psicologico causato dall’esperienza traumatica di vivere sotto i bombardamenti.

Oltre al rischio di morte e di lesioni per i civili, l’uso di sistemi di armi esplosive in aree popolate distrugge infrastrutture civili prioritarie come abitazioni, ospedali e scuole, nonché i sistemi energetici, idrici e fognari che hanno un impatto sulla fornitura di servizi essenziali alla popolazione civile. Gli attacchi e la perdita di abitazioni e l’accesso ai servizi essenziali, e la contaminazione residua da ordigni inesplosi spinge molti civili a fuggire o lasciare le loro case.

L’uso di armi esplosive nelle aree popolate è un modello persistente di danno che è stato documentato in diversi contesti, tra cui Gaza, Etiopia, Iraq, Libia, Siria, Ucraina, Yemen – per citare solo alcuni esempi recenti.

PERCHÉ GLI STATI DOVREBBERO FIRMARE LA DICHIARAZIONE POLITICA?

Firmando la dichiarazione politica, gli Stati riconosceranno formalmente che l’uso di armi esplosive nelle aree popolate ha gravi conseguenze umanitarie per i civili che devono essere affrontate. Si impegneranno inoltre ad adottare misure per evitare o ridurre i danni ai civili nei prossimi anni e a fornire l’assistenza necessaria e primaria alle vittime dei conflitti armati.

Inoltre, la dichiarazione fornisce un quadro importante per la futura collaborazione per affrontare questo problema, sia tra gli stati, così come con l’ONU, il CICR e la società civile, sulla base dell’obiettivo comune di ridurre i danni ai civili e garantire una migliore protezione ai civili dalle armi esplosive.

QUANDO UNO STATO FIRMA LA DICHIARAZIONE POLITICA, A COSA STA ADERENDO?

Gli Stati che firmano la dichiarazione politica si stanno formalmente impegnando a lavorare insieme, a collaborare insieme all’ONU, al CICR e alla società civile per rafforzare la protezione dei civili dalle armi esplosive. L’attuazione della dichiarazione richiederà diverse azioni in una serie di settori chiave, tra cui:

  • Sviluppare politiche nazionali per limitare o astenersi dall’uso di alcune armi esplosive nelle zone popolate. Porre fine all’uso di armi esplosive con effetti estesi nelle aree popolate sarà un punto centrale di questo lavoro perché tali effetti non possono essere limitati a uno specifico obiettivo militare (a causa dell’entità dell’esplosione e del raggio di frammentazione, dell’imprecisione del raggio e/o dell’uso di munizioni multiple in un’area) e perciò espongono civili e infrastrutture civili a rischi inaccettabili.
  • Migliorare la conoscenza e le misure volte a limitare l’impatto delle operazioni militari sulle infrastrutture critiche che forniscono servizi vitali alla popolazione civile, le quali provocano gravi e duraturi impatti umanitari, noto anche come effetto “riverberante”.
  • Raccolta e condivisione dei dati per comprendere meglio l’impatto umanitario, compresi i dati sulle vittime civili e sui danni alle infrastrutture civili e sull’uso di armi esplosive.
  • Fornire assistenza alle vittime, alle loro famiglie e alle comunità colpite e facilitare l’accesso umanitario alle popolazioni civili che lo necessitano. Ciò include anche una migliore comprensione delle molteplici sfide legate all’accesso e all’assistenza in contesti urbani quando vengono utilizzate armi esplosive.

La dichiarazione è uno strumento pratico che stabilisce un’agenda per modificare la politica e la pratica militare, compresi, in modo critico, i cambiamenti nella pianificazione e nello svolgimento delle operazioni militari, nonché le misure umanitarie per assistere i sopravvissuti, familiari delle comunità ferite, uccise e colpite; sancisce inoltre l’impegno a lavorare per affrontare gli impatti a lungo termine derivanti dalla distruzione delle infrastrutture.

Gli Stati che aderiranno alla dichiarazione e le altre parti interessate, continueranno a riunirsi in futuro per esaminare le cause dei danni civili e rafforzare le politiche e le pratiche per prevenire tali danni. Diversamente dai trattati e dalle convenzioni internazionali, non ci sono requisiti finanziari formali associati all’adesione alla dichiarazione politica – sebbene il finanziamento continuo da parte degli Stati che possono contribuire sarà necessario per sostenere la convocazione di conferenze e altre attività ai sensi della dichiarazione.

QUALI SONO LE MODALITÁ PER FIRMARE LA DICHIARAZIONE?

La “Dichiarazione Politica sul Rafforzamento della Protezione dei Civili dalle Conseguenze Umanitarie derivanti dall’uso di Armi Esplosive nelle Aree Popolate” aprirà alla firma durante la “Signature Conference” a Dublino, Irlanda, il 18 novembre 2022.

Gli Stati intenzionati a firmare la Dichiarazione sono tenuti a comunicarlo quanto prima con una nota verbale alla Missione permanente d’Irlanda a Ginevra o alla Missione permanente d’Irlanda a New York. Dopo la “Dublin Signing Conference” e su base continuativa, gli Stati possono scrivere al governo irlandese come depositario delle firme alla dichiarazione politica per indicare la loro intenzione a firmarla. L’Irlanda manterrà un elenco di Stati firmatari.

Qualsiasi Stato può firmare la dichiarazione politica indipendentemente dal fatto che abbia partecipato al processo di consultazione per sviluppare e finalizzare il testo e indipendentemente dal fatto che possieda o utilizzi armi esplosive. Tutti gli Stati che si sono impegnati a rafforzare la protezione dei civili nei conflitti e a ridurne i danni, dovrebbero firmare la dichiarazione politica.

COSA SUCCEDE DOPO?

Il prossimo passo pratico sarà la Conferenza per la firma della dichiarazione politica alla “Signing Conference” a Dublino, in Irlanda, il 18 novembre 2022, che sarà la prima opportunità per gli Stati di firmare la dichiarazione. INEW incoraggia tutte le fasi per avviare il processo decisionale interno per poter firmare la dichiarazione.

Tuttavia, gli Stati che non sono in grado di completare le procedure interne per firmare alla Signing Conference potranno successivamente firmare la dichiarazione scrivendo al governo irlandese e indicando che desiderano essere firmatari.

La continua universalizzazione per accrescere il gruppo di Stati firmatari della dichiarazione costituirà un importante punto di partenza per promuovere un’ampia adozione e attuazione delle sue norme, e richiederà un impegno da parte degli Stati e delle organizzazioni nei prossimi anni.

INTERPRETAZIONE E IMPLEMENTAZIONE DELLA DICHIARAZIONE

Gli Stati firmatari dovranno iniziare i lavori per attuare senza indugio la dichiarazione politica. Un’area di lavoro chiave sarà lo sviluppo di politiche per rendere operativa la dichiarazione a livello nazionale, che apportino cambiamenti nella pratica in linea con il suo obiettivo e gli impegni. Ciò sarà particolarmente importante quando si tratterà di cambiare la politica e la prassi militare, e più in generale di attuarla in modo efficace e in maniera tale da prevenire danni ai civili, e fare la differenza sul campo.

Oltre alle politiche e alle pratiche militari, occorrerà compiere uno sforzo significativo per istituire meccanismi per raccogliere dati disaggregati sull’impatto diretto e indiretto dell’uso di armi esplosive sui civili e sulle infrastrutture civili e su altri oggetti civili, nonché sull’uso di armi esplosive e la condivisione di tali dati per migliorare la comprensione e le risposte dirette.

Gli impegni umanitari, come l’assistenza alle vittime e l’accesso umanitario, sono ugualmente importanti e richiederanno una responsabilità significativa da parte degli Stati per lavorare con altri attori, quali le agenzie delle Nazioni Unite, gli operatori umanitari, le organizzazioni internazionali e della società civile, al fine di garantire una buona comprensione delle esigenze delle popolazioni civili e di come affrontarle nel contesto dell’uso di armi esplosive.

L’interpretazione di alcuni impegni nella dichiarazione richiederà una discussione dettagliata tra gli Stati, l’ONU, il CICR e la società civile. INEW continuerà a lavorare con gli Stati per interpretare e attuare la dichiarazione in modo da poter garantire la maggior protezione possibili ai civili.

SEGUIRE IL PROCESSO

La dichiarazione politica è stata redatta sulla base dell’urgente necessità di proteggere i civili, e la dichiarazione definitiva fornisce ora un quadro e una piattaforma per questo lavoro. La dichiarazione riconosce l’importanza di costruire una comunità inclusiva di pratiche, che riunisca i rappresentanti militari, delle organizzazioni umanitarie, dei governi e altri attori, per collaborare e raggiungere l’obiettivo comune di ridurre i danni civili e stabilire norme più rigorose per proteggere i civili dalle armi esplosive. La dichiarazione impegna gli Stati a tenere riunioni periodiche per riesaminare l’attuazione della dichiarazione e a condividere esempi di buone politiche e prassi, e a proseguire il lavoro intergovernativo, compresi gli scambi militari-militari, e promuovere la dichiarazione intesa a perseguirne l’adozione e l’effettiva attuazione da parte del maggior numero possibile di Stati.

PERCHÉ UNA DICHIARAZIONE POLITICA? COSA DICE IL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO (IHL) SULL’USO DELLE ARMI ESPLOSIVE NELLE AREE POPOLATE? NON È SUFFICIENTE IL DIRITTO?

Il Diritto Internazionale Umanitario (IHL) proibisce gli attacchi diretti contro civili e oggetti civili, e vieta gli attacchi indiscriminati e sproporzionati, e richiede inoltre alle parti in conflitto di prendere tutte le precauzioni possibili quando attaccano. Ma l’IHL non disciplina espressamente l’uso di armi esplosive nelle aree popolate, né tale uso è illegale di per sé.

La preoccupazione principale è che l’uso di armi esplosive nelle aree popolate, in particolare quelle con effetti estesi, dia luogo a un modello prevedibile e significativo di danni civili sia a breve che a lungo termine. Ciò include situazioni in cui le parti in conflitto affermano che il loro uso di armi esplosive è conforme all’IHL.

Inoltre, le regole dell’IHL rappresentano gli standard minimi di comportamento anche nelle circostanze più disperate del conflitto armato. Dati e prove dimostrano che occorre fare di più per affrontare il problema specifico delle armi esplosive nelle aree popolate e che ci sono state situazioni in cui i militari hanno limitato l’uso di alcune armi esplosive in determinate situazioni al fine di proteggere meglio i civili.

La dichiarazione politica si basa sugli obblighi che incombono sugli Stati ai sensi dell’IHL. Riconosce anche che le politiche e le pratiche nazionali possono andare oltre questi standard minimi e impegna gli Stati a sviluppare politiche e prasi operative che impongano limitazioni e restrizioni all’uso di armi esplosive nelle aree popolate.

PERCHÉ NON METTERE AL BANDO L’USO DELLE ARMI ESPLOSIVE NELLE AREE POPOLATE?

Le armi esplosive includono una vasta gamma di armi utilizzate dalle forze militari in molti paesi. Al momento non c’è sufficiente volontà politica per vietare completamente l’uso di armi esplosive nelle zone popolate. La maggior parte dei governi vedrebbe un divieto assoluto del loro uso nelle città come una limitazione troppo grande della capacità militare.

Tuttavia, l’imposizione di determinati limiti all’uso di armi esplosive attraverso cambiamenti nella politica e nella pratica avrà un grande impatto umanitario, in particolare le politiche che richiedono ai militari di astenersi dall’uso di armi esplosive con ampi effetti territoriali nelle aree popolate.

SE STIAMO LIMITANDO L’USO DI CERTE ARMI ESPLOSIVE NELLE AREE POPOLATE, STIAMO INCORAGGIANDO L’USO DI ALTRE ARMI PIÚ MIRATE?

Fermare l’uso di armi esplosive con ampi effetti territoriali nelle aree popolate proteggerebbe i civili da una delle forme più dannose di violenza, ma non risolverebbe tutti i problemi che la violenza produce. Mentre alcune caratteristiche tecniche possono migliorare la precisione delle armi esplosive, non sono da sole sufficienti a garantire l’efficace protezione dei civili. Tali miglioramenti tecnici non prevengono danni ai civili da armi esplosive molto potenti (anche se usate con precisione, come con munizioni di precisione guidate), né dall’impatto cumulativo derivante dall’uso di armi esplosive multiple in aree popolate.

Questa iniziativa è uno sforzo per ridurre progressivamente il livello di forza esplosiva considerata accettabile nelle aree in cui sono concentrati i civili. INEW non sostiene l’uso di armi alternative, ma presenta il modello generale di danno associato alle armi esplosive e sottolinea il rischio particolarmente elevato di danni ai civili che le armi che coprono una vasta area con effetto esplosivo e frammentazione presenti quando utilizzate in aree popolate.

QUALI STATI SOSTENGONO LA DICHIARAZIONE POLITICA?

Più di 100 Stati si sono pubblicamente pronunciati per riconoscere il danno causato dall’uso di armi esplosive nelle aree popolate.3

Circa 60-70 stati hanno partecipato al processo negoziale per sviluppare la dichiarazione politica – tra cui alcuni importanti utilizzatori di armi esplosive e paesi colpiti. INEW spera che la maggioranza degli Stati partecipanti sarà tra i primi ad aderire alla dichiarazione quando sarà aperta alla firma. Alla consultazione per finalizzare il testo della dichiarazione politica nel giugno 2022, circa 25 stati hanno indicato che avrebbero firmato la dichiarazione a Dublino nel corso dell’anno o speravano di essere in grado di farlo.4

INEW invita tutti gli Stati a firmare la dichiarazione politica al più presto e, così facendo, a dimostrare il loro impegno a rafforzare la protezione dei civili nei conflitti. La dichiarazione politica beneficerà di un ampio e diversificato gruppo di Stati che aderiranno, compresi gli utilizzatori di armi esplosive, i paesi che sono stati colpiti da conflitti, e il sostegno regionale. Sebbene sia improbabile che alcuni importanti utilizzatori di armi esplosive aderiscano a questa dichiarazione politica (almeno immediatamente), avere un gruppo di Stati impegnato in questo è un punto di partenza importante che nel tempo può portare a cambiamenti significativi nella politica e nella pratica. Ciò può anche influenzare il comportamento degli Stati che non aderiscono alla dichiarazione e degli altri attori armati non statali.

DOVE POSSONO INTERVENIRE GLI STATI?

Oltre a firmare la dichiarazione politica – che è il prossimo passo immediato e una priorità, gli Stati possono agire su questo tema sia a livello nazionale che internazionale.

A livello nazionale gli Stati dovrebbero riesaminare le loro politiche e pratiche relative all’uso di armi esplosive nelle aree popolate, in particolare quelle con effetti su vaste aree, e sviluppare politiche e pratiche operative che riducano i danni civili. Gli Stati possono inoltre rivedere la loro politica nazionale in altri settori relativi agli impegni contenuti nella dichiarazione politica, nonché istituire meccanismi per assistere le vittime e facilitare l’accesso umanitario, raccogliere dati e tracciare i danni civili nelle operazioni militari, tra le altre cose.

A livello internazionale, gli Stati possono continuare ad esprimersi sulla questione, tra cui nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che apre dibattiti sulla protezione dei civili nei conflitti armati e nel primo comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la sicurezza e il disarmo internazionali, e durante i dibattiti sulle situazioni nazionali in cui la preoccupazione per le armi esplosive è una questione centrale.

Inoltre, l’uso di armi esplosive nelle zone popolate ha un impatto ampio, che lo rende pertinente alle discussioni di politica internazionale su una serie di temi, tra cui, ma non solo: la protezione dei civili nei conflitti armati, i bambini e i conflitti armati, la migrazione, l’impatto dei conflitti sull’ambiente, l’assistenza alle vittime e alle persone con disabilità, l’accesso umanitario, la violenza di genere dei conflitti armati, gli ordigni inesplosi e l’educazione al rischio.

Anche sollevare la questione a livello regionale e nelle sedi regionali e intergovernative è importante. Nel 2017 un gruppo di 19 stati africani ha approvato il comunicato di Maputo e alla fine del 2018 un gruppo di 23 stati dell’America Latina e dei Caraibi ha sostenuto il comunicato di Santiago.5 Entrambi questi strumenti regionali hanno supportato il lavoro verso una dichiarazione politica internazionale.

La questione è stata anche un argomento all’ordine del giorno del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana6, sollevato al Vertice umanitario mondiale del 20167, ed è stato al centro della Conferenza di Vienna sulla protezione dei civili nella guerra urbana nel 2019.8

E RIGUARDO LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI E DELLA SOCIETÁ CIVILE CHE LAVORANO SU QUESTO TEMA?

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite e le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e le organizzazioni della società civile che compongono la Rete internazionale sulle armi esplosive (INEW) da più di un decennio stanno chiedendo un’azione immediata per affrontare i danni ai civili causati dai bombardamenti e dai bombardamenti nelle città.

I successivi Segretari Generali delle Nazioni Unite hanno esortato le parti coinvolte nei conflitti armati ad astenersi dall’utilizzare in aree popolate armi esplosive con effetti di vasta portata e ad evitarne l’uso.

Il CICR ha esortato gli Stati e le parti coinvolte nei conflitti armati a “evitare l’uso di armi esplosive che hanno ampi effetti territoriali in aree densamente popolate. Questo “principio di elusione” suggerisce una presunzione di non uso di tali armi a causa dell’alto rischio di effetti indiscriminati e di conseguenti danni ai civili.”9

Alla fine del 2015, in un appello congiunto senza precedenti sull’impatto dei conflitti contemporanei sui civili, il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il Presidente del CICR hanno invitato le parti coinvolte nei conflitti armati a fermare l’uso di armi esplosive pesanti nelle aree popolate10, un appello ripetuto nel 2019 per avvertire della devastazione e della sofferenza dei civili.11

E RIGUARDO GLI STATI CHE NON FIRMANO LA DICHIARAZIONE?

Anche se alcuni Stati potrebbero non firmare la dichiarazione politica (almeno non immediatamente), e alcuni attori potrebbero inizialmente ignorare standard più forti, nel tempo anche un piccolo gruppo di Stati può aiutare a cambiare il comportamento della maggioranza. Alcuni Stati mostrano maggiore responsabilità nell’uso della forza rispetto ad altri, ma la presenza delle regole esistenti non impedisce a certi attori di commettere crimini di guerra e altre violazioni. Adottare norme più chiare e più rigorose per la protezione civile offre l’opportunità di rafforzare l’autorità di coloro che sono impegnati ad agire in modo responsabile e a rendere conto delle proprie azioni.

E GLI ATTORI ARMATI NON STATALI?

INEW si preoccupa degli effetti umanitari dell’uso di armi esplosive da parte di attori armati sia statali che non statali, e ritiene che tutti gli attori dovrebbero lavorare insieme per ridurre i danni ai civili derivanti da operazioni militari.

Come per molti altri trattati e accordi internazionali, la dichiarazione politica è aperta alla firma degli Stati. Tuttavia, gli attori armati non statali sono vincolati dalle regole dell’IHL. Sono inoltre fortemente incoraggiati ad adottare impegni politici per evitare l’uso di armi esplosive con ampi effetti territoriali nelle aree popolate e per rafforzare la protezione dei civili.

 


1 Ireland’s Department of Foreign Affairs, ‘Protecting Civilians in Urban Warfare’, www.dfa.ie/ewipa
2 AOAV, ‘AOAV’s Explosive Violence Monitor’, https://aoav.org.uk/explosiveviolence/
3 INEW, ‘Political Response’, https://www.inew.org/political-response/
4 INEW, ‘States agree final text of political declaration on the use of explosive weapons’, https://www.inew.org/states-agree-final-text-of-political-declaration-on-the-useof-explosive-weapons/
5 INEW, ‘Political Response’, https://www.inew.org/political-response/
6 Peace and Security Council of the African Union (2019), ‘Press Statement of the 859th meeting of the PSC, held on 17 July 2019, dedicated to an open session on the theme: “Protection of Civilians from the Use of Explosive Weapons in Populated Areas (EWIPA)”’, 17 July 2019, https://www.peaceau.org/en/article/press-statement-of-the-859th-meeting-of-the-psc-held-on-17july-2019-dedicated-toan-open-session-on-the-theme-protection-of-civilians-from-the-use-of-explosive-weapons-in-populated-areas-ewipa
7 INEW, ‘Explosive weapons and the World Humanitarian Summit’, https://www.inew.org/whs-summary/
9 ICRC (2022), ‘Explosive weapons with wide area effect: a deadly choice in populated areas’
10 ICRC (2015), ‘World at a turning point: Heads of UN and Red Cross issue joint warning’, 30 October 2015, https://www.icrc.org/en/document/conflict-disastercrisis-un-red-cross-issue-warning
11 ICRC (2019), ‘Explosive weapons in cities: Civilian devastation and suffering must stop’, 18 September 2019, https://www.icrc.org/en/document/explosive-weapons-cities-civilian-devastation-and-suffering-must-stop