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Mettiamo la guerra fuori dalla storia
27 Ottobre 2022 ore 17:00 > 18:30
Sollecitare tutti coloro che hanno pubbliche responsabilità a rafforzare l’impegno per perseguire l’obiettivo di mettere la guerra fuori dalla storia, perché la guerra è sempre una barbarie e un crimine contro l’umanità. È l’intento del nuovo ciclo della rassegna “l’antibarbarie” che prende il via giovedì 27 ottobre alle ore 17 presso il Dipartimento di Studi linguistici e culturali Unimore, in largo Sant’Eufemia 19 a Modena, con la tavola rotonda “Istituzioni, politica, società e nuovi compiti per imparare a vivere in pace”.
Il ciclo, promosso dal Movimento Nonviolento e da diverse associazioni cittadine che da tempo operano ‘in rete’ in luoghi significativi della città, a partire dal complesso condominiale di Windsor Park, si svolge con il sostegno del Comune di Modena e vede in quest’edizione anche la collaborazione dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola e dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che aderisce al progetto RuniPace-Rete Università Italiane per la Pace.
Possiamo imparare a vivere in pace? È l’interrogativo da cui parte la tavola rotonda che dopo i saluti istituzionali del direttore del Dipartimento di Studi linguistici e culturali Lorenzo Bertucelli e dell’assessore a Cultura e Città universitaria Andrea Bortolamasi, vedrà protagonisti esponenti di primo piano delle istituzioni coinvolte. Don Erio Castellucci Vescovo di Modena, Enza Pellecchia coordinatrice nazionale della Rete Università per la Pace dialogheranno con Damiano Tommasi sindaco di Verona, obiettore di coscienza impegnato nel contrasto di ogni forma di violenza, e Mao Valpiana presidente nazionale del Movimento Nonviolento e componente dell’esecutivo di Rete Italiana Pace e Disarmo.
“Non esistono guerre giuste – affermano i promotori dell’iniziativa – in guerra non ci sono mai vincitori, ma solo perdenti da ogni parte: morti, feriti, violazioni sistematiche dei diritti umani, distruzioni, fino al rischio estremo dell’olocausto nucleare. Ne abbiamo drammatica prova ogni giorno con le notizie dal fronte russo-ucraino. Occorre dunque interrogarsi sui modi più efficaci e concreti per attuare una ‘rivoluzione culturale’ coerente con la nostra Costituzione, che ripudi la guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali e che ‘disarmi’ le menti dei governanti, rendendoli consapevoli dei tanti strumenti pacifici a disposizione per dirimere i conflitti. La strada maestra esiste, l’hanno storicamente indicata uomini universalmente riconosciuti come ‘maestri’ dell’umanità quali Gandhi, M.L. King, Nelson Mandela, Aldo Capitini, fondatore nel 1961 della Marcia Perugia-Assisi. La indicano da tempo i movimenti per la pace e quelli delle donne; la indica Papa Francesco: la nonviolenza è la scelta per prevenire o trasformare i conflitti senza creare sofferenze per i popoli. Si tratta di studiare, imparare a farlo, insegnarlo, sperimentarlo a partire dalla quotidianità delle nostre comunità. Se la ricerca sui metodi nonviolenti fosse assunta come riferimento, con mente aperta e responsabile da parte di chi governa, un po’ alla volta troveremmo un’alternativa agli eserciti e alle armi. Impareremmo a vivere in pace. E l’antibarbarie prevarrebbe finalmente sulla barbarie.”