Rete Pace Disarmo: “Concedere a Khaled El Qaisi il diritto di difendersi, e riprendere il processo di riconoscimento dello Stato di Palestina”
Il 31 agosto scorso Khaled El Qaisi, cittadino italo-palestinese, studente, ricercatore e traduttore presso l’Università La Sapienza, è stato arrestato dalla polizia di frontiera israeliana, su territorio palestinese, al valico di Allemby con la Giordania, mentre stava per lasciare la Palestina con moglie e figlio di 4 anni, cittadini italiani, dopo un soggiorno di due settimane a Betlemme, città natale della sua famiglia. Nessuna motivazione è stata formulata per giustificare l’arresto. Moglie e figlio sono stati spinti sul lato giordano senza cellulare e senza denaro e solo in serata sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata italiana di Amman.
Nel frattempo Khaled è stato trasferito in un carcere israeliano. A tutt’oggi è detenuto senza aver ricevuto nessun capo d’accusa, ma è soggetto a continui interrogatori senza la presenza di un avvocato, privato di ogni contatto con l’esterno. Il suo avvocato ed il Console italiano hanno avuto il permesso di vederlo solo un paio di volte.
Entro il prossimo 1 di ottobre le autorità israeliane, in base alla legge di Israele, dovranno formulare pubblicamente le accuse che hanno determinato l’arresto. In caso contrario, o sarà liberato oppure potrà essere considerato come un pericolo per la sicurezza israeliana e messo in regime di detenzione amministrativa che non prevede capi di accusa pubblici e che può durare all’infinito, con proroghe di sei mesi in sei mesi.
Siamo di fronte ad una netta violazione dei diritti umani e del diritto internazionale che garantiscono ad ogni persona le garanzia di ricevere un processo giusto ed in condizioni di rispetto dei propri diritti umani, in particolare, per questi casi, il diritto alla difesa.
Purtroppo, la paralisi del processo di pace tra Israele e Palestina ha significato, giorno dopo giorno, la restrizione dei diritti e delle libertà per entrambe le comunitàe, dietro il dogma della sicurezza nazionale, si calpesta ogni tipo di diritto.
Oltre 5000 palestinesi sono in prigione per motivi politici ed oltre 1200 sono detenuti con la formula del carcere amministrativo, senza potere di difesa e senza processo anche per anni.
L’assenza del riconoscimento dello Stato Palestinese è la causa profonda di questa deriva di illegalità e di violazioni dei diritti umani e delle libertà che non trova giustificazione alcuna e chiama alla responsabilità la comunità internazionale, gli stati ed i governi democratici che hanno il dovere di garantire il rispetto degli accordi e delle convenzioni internazionale e di tutelare i diritti umani di tutte le persone, senza discriminazione alcuna.
Di fronte ad una detenzione senza alcun capo d’accusa ed in palese violazione al diritto internazionale, chiediamo al Governo italiano di agire urgentemente per le vie diplomatiche nei confronti delle autorità israeliane per l’immediata liberazione di Khaled El Qaisi.
Come pure rinnoviamo la richiesta di riconoscere lo Stato di Palestina, al fianco dello Stato d’Israele, come condizione fondamentale per porre fine al conflitto e porre le basi per la convivenza pacifica e di mutuo rispetto tra le diverse comunità presenti in Israele ed in Palestina.