Alex Langer, Lentius, profundius, suavius
Giovanni Ciavarella, Movimento Internazionale della Riconciliazione
Alexander Langer, uomo di frontiera senza frontiere
“Sul mio ponte si transita in entrambe le direzioni, e sono contento di poter contribuire a far circolare idee e persone”
La figura di Alexander Langer è indubbiamente una figura complessa e difficile da leggere e interpretare.
È stato un giornalista, un’attivista per la pace, un insegnante, un politico e uno studioso. Sappiamo come ha preso congedo dalla vita: come tutti i profeti ha sentito il peso dell’annuncio e la fatica del fare ancora nonostante tutto. Perché allora proporre il percorso a dei giovani studenti? Perché come educatori ci preme illuminare la sua vita di uomo “senza frontiere”, puntare i riflettori non tanto sulla sua partenza dalla vita ma e soprattutto su quanto ha significato la sua vita per chi lo ha conosciuto e per tutti coloro che ancora oggi lo vogliono studiare.
In lui confluivano radici italiane, tedesche ed ebraiche. Diceva “E’ sempre complicato spiegare da dove vengo”.
La sua è stata una vita impegnata, ricca di tanto: militanza per la pace, per la difesa dell’ambiente, è stato laico ma anche religioso.
Alex Langer possedeva anche un’idea di scuola: rifiutava l’idea di un sapere trasmissivo, immaginava una scuola in grado di sostenere il valore delle differenze e della pluralità, credendo al dialogo, alla riflessione critica, al sapere interdisciplinare e complesso. Concepiva una scuola aperta in senso politico, come servizio pubblico e luogo di incontro di tutti, come spazio di partecipazione attiva, come motore d cambiamento. Sottolineava il possesso della parola che “rende eguali”, intesa come padronanza di più codici linguistici per gettare ponti di convivenza interetnica e interculturale.
Abitare la frontiera, il confine non è un’azione facile. Concepiamo il confine come una linea che tiene distinti e separati territori, lingue, culture, identità. Ma è proprio lì, sul confine che Langer ci ha fatto intravedere che lingue culture e identità si incontrano e si incrociano. Si può decidere di abitare solo dalla parte del “noi” oppure di vivere con gli “altri”, non accanto ma insieme, stare su una delle due sponde oppure costruire ponti, come Langer ha insegnato.
Sono passati trent’anni dallo scoppio della guerra nei Balcani e Alex Langer si spese molto dal ’91 al ’95, anno della sua morte, per trovare una risoluzione del conflitto attraverso il negoziato, coinvolgendo l’Europa, la società civile europea, garantendo i diritti umani a tutti e la piena tutela di tutte le minoranze. Aveva partecipato alla “Carovana europea di pace” nel ’91, con l’idea di un’Europa costruttrice di pace, che accoglie i Paesi dell’ex Jugoslavia e organizza i corpi civili di pace per favorire il dialogo.
Non vide il genocidio di Srebrenica dell’11 luglio ’95, per mano di Mladic in cui furono brutalmente eliminati 8372 bosniaci, Alex aveva deciso di andarsene il 3 luglio.
Eppure ancora oggi sentiamo quanto siano attuali le sue proposte e le sue azioni, sempre coerente con un progetto di società solidale, sobria, nonviolenta, pagando a caro prezzo il suo gravoso impegno.
Conosciamo ALEX come ambientalista e cittadino del mondo intero ma approfondendo il suo profilo oggi ci accorgiamo del suo ritratto unico ed impareggiabile di alfiere della Pace. ‘’La pace non e’ un bicchiere di olio di ricino da bere, o fa parte di te o difficilmente la costruisci’’.
Alex, costruttore di ponti o saltatore di muri. ‘’sul mio ponte si transita in entrambe le direzioni’’,paladino della convivenza,sostenitore della pace non solo tra gli uomini ma con la natura,’’lentamente, profondamente, dolcemente’’. E da cittadino-statista che guardava il mondo intero diceva:’’ come pretendere dai palestinesi, dai kurdi,dagli abitanti del kashmir,dai ciprioti,dagli armeni,dai tibetani,dai popoli baltici e da tanti altri di respingere la tentazione della violenza come mezzo per affermare i loro diritti violati?’’.
E ancora:’’ il pacifismo gridato esprime la rabbia e la frustrazione di chi sente questa impotenza, ma non sfugge al rischio di usare pesi e misure diverse in risposta. La guerra e’ e resta una sconfitta dell’umanità’’
Alexander Langer. Molti lo ricordano come politico, altri come giornalista, alcuni come fine pensatore o pacifista, o semplicemente come uomo attento alle sorti del pianeta.
Alexander Langer ammonisce loro e noi a vivere lentius, profundius e suavius, per il bene nostro prima ancora che delle future generazioni.
La sua vita
Nato a Sterzing/Vipiteno nell’ Alto Adige-Südtirol il 22.2.1946. Il padre Artur (1900-1974), medico, nato e cresciuto a Vienna prima di trasferirsi a Bolzano nel 1914. La madre, Elisabeth Kofler (1909-1983), tirolese di Sterzing, farmacista. Due fratelli minori: Martin e Peter. Frequenta scuole elementari in lingua tedesca a Vipiteno e, dal 1956/57, alla media e al ginnasio privato dei padri Francescani di Bolzano.
Dopo la maturità, nel 1963/64, studia a Firenze dove frequenta i nascenti movimenti del dissenso cattolico. Lí incontra Valeria Malcontenti che sposa nel 1985. Tiene stretti contatti con la realtà sudtirolese, in un periodo di complicazione terroristica del conflitto etnico. Si laurea con Paolo Barile il 18.7.68, 110 L/110, in Giurisprudenza all’Università di Firenze, con una tesi sull’”Autonomia provinciale di Bolzano nel quadro dell’autonomia regionale del Trentino Alto Adige e sue prospettive di riforma”. E il 5.7.72, 110/110, in Sociologia a Trento con una tesi scritta assieme a Bruno Lovera “Analisi delle classi e delle contraddizioni sociali nel Sudtirolo”.
Fonda nel 1967, con altri giovani intellettuali sudtirolesi il mensile “Die Brucke”, che verrà pubblicato fino alla primavera del 1969. Insegna a Bolzano e Merano dal febbraio 68 al giugno 1972.
Dal giugno ‘72 al settembre ‘73 fa il servizio militare come artigliere di montagna. Quindi borsista in Germania federale dove lavora tra gli immigrati e studia i nascenti movimenti di pace e di solidarietà internazionale. Collabora al quotidiano Lotta Continua e ne diventa per un breve periodo direttore responsabile. Dal 1975/76 al 77/78 insegna storia e filosofia al XXIII Liceo scientifico di Roma.
Ritorna in Sudtirolo e viene eletto, il 18 novembre 1978, consigliere regionale della Neue Linke/Nuova Sinistra, in una lista appoggiata dal Partito Radicale. Rifiuta la schedatura etnica nominativa al censimento 1981 assieme a migliaia di obiettori. Perde con questo il posto d’insegnante che gli viene restituito anni dopo da una sentenza della Corte di Cassazione. Si dimette per rotazione il 17.12.1981, riprende l’attività di traduttore, viene comandato all’Università di Trento, con collaborazioni anche ad Urbino e Klagenfurt. Nel novembre del 1983 viene rieletto consigliere regionale nella Lista alternativa per l’altro Sudtirolo/Das andere Südtirol, sostenuta dallo scalatore Reinhold Messner, e poi, nell’1988, nella Grüne alternative Liste/Lista Verde Alternativa.
Negli anni ’80 è tra i promotori del movimento politico dei Verdi in Italia e in Europa, come forza innovativa e trasversale. Partecipa ad un intenso dialogo di ricerca con la cultura della sinistra, dell’area radicale, dell’impegno cristiano e religioso, delle nuove spiritualità, di aree non conformiste ed originali che emergono anche tra conservatori e a destra, o da movimenti non compresi nell’arco canonico della politica.
Nel dicembre 1984 viene incaricato di tenere la relazione introduttiva alla prima assemblea nazionale delle liste verdi a Firenze. Assolve al ruolo di garante per le elezioni del 1987 dove i Verdi ottengono un discreto successo ed entrano per la prima volta in Parlamento. Risulta però minoritaria la sua proposta di “sciogliere le liste verdi” dopo il voto, per evitare che un promettente movimento trasversale si trasformasse rapidamente in un piccolo partito autoreferenziale.
Riprende allora a tessere nuovi fili di rapporto con l’arcipelago delle iniziative civiche e associazioni: nei movimenti transfrontalieri come “SOS-Transit”, “Pro vita alpina”, “Arge- Alp”, “Alpe Adria”; con associazioni e movimenti per la conversione ecologica della società e dell’economia come la “Fiera delle utopie concrete di Città di Castello”, il “GAB – Gruppo di attenzione alle biotecnologie”, i “Colloqui di Dobbiaco” e l'”Eco-istituto del Sudtirolo”,, la rete “Alleanza per il clima”, “S.O.S Dolomites”, “Greenpeace”, “WWF”, “Legambiente”, “Italia Nostra”, il “Comitato promotore di un Tribunale internazionale per l’ambiente”, la nuova rete internazionale di “sindacalisti ecosensibili”.
Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1989, nella circoscrizione Nord-Est, diventa primo co-presidente del neo-costituito Gruppo Verde europeo. Cerca di far fruttare creativamente i forti privilegi economici legati al mandato e, nel pieno di “tangentopoli”, decide di rendere periodicamente pubblici i rendiconti delle sue entrate e uscite.
Scrive su numerosi quotidiani e riviste sempre su questioni specifiche o di attualità. Tiene ininterrottamente per undici anni, dal 1984 al 1995, un osservatorio mensile, “Brief aus Italien – Lettera dall’Italia” per la rivista di Francoforte “Kommune”. Interviene a numerosi incontri e dibattiti, privilegiando i piccoli gruppi di ricerca con forte impegno etico.
Langer crede poco nell’ecologia dei filtri e dei valori-limite (senza trascurare, tuttavia, la battaglia per gli uni e per gli altri) e si considera impegnato in favore di una conversione ecologica della società, con preferenza per l’auto-limitazione cosciente, la valorizzazione della dimensione locale e comunitaria, la convivialità.
Promuove con altri la campagna internazionale “Nord-Sud: biosfera sopravvivenza dei popoli, debito” che avrà un importante ruolo al vertice della terra di Rio 1992. Si impegna e sostiene movimenti ed iniziative di solidarietà tra cui numerose ONG, come il CRIC, Terra Nuova, Crocevia, la “Campagna per la restituzione delle terre agli indios Xavantes”, “Kairos Europa”, “Quart Monde”, “Terre des hommes”, la rete nascente delle banche etiche, consumo critico, Botteghe del Mondo. Il Parlamento Europeo approva una sua relazione e risoluzione sul commercio equo e solidale.
Nel 1992 rifiuta un seggio “sicuro” a Firenze per il cartello progressista, ma si candida al senato, in un collegio di Bolzano. Non viene eletto e, dopo molti dubbi, accetta di concorrere nuovamente alle europee del giugno 1994.
Viene eletto con 42000 preferenze nella circoscrizione Nord-Est, di cui 18.800 nel solo Sudtirolo, con una percentuale vicina al 9%.
Dal gennaio 1991 è presidente della delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con l’Albania, la Bulgaria e la Romania. Autore di diversi rapporti e risoluzioni approvate dal Parlamento: apertura all’Albania, riconversione civile della base missilistica di Comiso, accordo di transito con l’Austria e di cooperazione con la Slovenia, relazioni tra Unione europea e l’Albania. Promuove il “Comitato di solidarietà con l’Albania” nel periodo di più grave crisi del paese. Compie diverse missioni ufficiali per il P.E., p.es. a Sarajevo, Conferenza Helsinki II, Conferenza per la stabilità in Europa, poi in Israele, Georgia, Egitto, Russia, Brasile, Argentina, Libano, Cipro, Malta.
Dopo la caduta del muro di Berlino aumenta via via il suo impegno per la convivenza, sostenendo attivamente le forze di conciliazione interetnica nei territori dell’ex-Jugoslavia. Il Parlamento Europeo approva una sua relazione e proposta per l’istituzione di un “Tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità” ed una sulle “relazioni Est-Ovest e politica di sicurezza”. E’ membro dell'”European Action Council for Peace in the Balkans” e co-fondatore, con la parlamentare austriaca Marijana Grandits, del “Verona Forum,per la pace e la riconciliazione nell’ex-Jugoslavia” che offrirà un tavolo di dialogo a centinaia di militanti della convivenza che avranno modo di incontrarsi a Verona, Vienna, Parigi, Tuzla, Budapest. Collabora con questa priorità a gruppi impegnati per la pace, i diritti umani e le etnie minoritarie, come la “CONFEMILI”, la “Gesellschaft für Bedrohte Volker – Associazione popoli minacciati”, la “Helsinki Citizens’ Assembly”, “Amnesty international”, i “Beati costruttori di pace”, il movimento delle “Donne in nero”, l'”Associazione per la pace”, il “Movimento nonviolento”, “Pax Christi”, la “F.E.R.L. – federazione europea delle radio libere”.
Il 26 giugno 1995 si reca a Cannes con altri parlamentari per portare ai capi di stato e di governo un drammatico appello: “L’Europa muore o rinasce a Sarajevo”.
Al censimento del 1981 e 1991 Alexander Langer, che si era sempre dichiarato di madre lingua tedesca, rifiuta di aderire alla schedatura nominativa che rafforza la politica di divisione etnica. Con questo pretesto nel maggio ’95 viene escluso, senza troppo scandalo, dalla candidatura a Sindaco di Bolzano, la sua città.
Sono anni di continui viaggi nei Balcani durante il conflitto e tentativi falliti diretti alla costruzione delle condizioni di ripristino della pace. In questo quadro convulso nel ’94 ad Assisi espose lo slogan, in contrapposizione al motto olimpico Citius, altius, fortius (Più veloce, più alto, più forte), Lentius, profundius, suavius (Più lento, più profondo, più dolce). Un messaggio alternativo e in aperta polemica rispetto alle logiche ultra- competitive e frenetiche del capitalismo post-moderno.
Decide di interrompere la vita il 3 luglio 1995, all’età di 49 anni. Riposa nel piccolo cimitero di Telves/Telfes, nei pressi di Vipiteno, accanto ai suoi genitori.
Dal 1999 a Bolzano la Fondazione Alexander Langer presieduta da Edi Rabini cura e promuove l’eredità politica lasciataci dall’intellettuale ambientalista, cattolico e costruttore di ponti di pace.
Per approfondire:
- “Il Viaggiatore Leggero- scritti” di Edi Rabini
- “Alexander Langer, Costruttore di Ponti” – di Marco Boasso, Editrice La Scuola
- “Alexander Langer, Una montagna troppo alta…”, lettura scenica degli studenti del Liceo Classico “Saluzzo-Plana” di Alessandria. Regia di Pier Luigi Cavalchini
Fondazione Alex Langer, via dei Bottai 5 Bolzano www.alexanderlanger.org – Presidente Edi Rabini
Cosa direbbe e farebbe oggi Alex Langer, a più di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, nel pieno di una guerra di cui non si vede l’uscita ? Mai come ora sento il peso della sua perdita