Proposte per uscire dalla crisi: gli obiettivi di RiPD per il 2021

Proposte per uscire dalla crisi: gli obiettivi di RiPD per il 2021

Il Documento programmatico per il 2021 della Rete Italiana Pace e Disarmo, discusso ed approvato dal Coordinamento Nazionale.

Il nostro Paese, come il resto d’Europa e del mondo intero, vive una fase drammatica, determinata da una malattia pandemica che ha causato ad oggi oltre 2 milioni di morti e messo in ginocchio l’economia mondiale. Quando e come usciremo da questa crisi?

La risposta non è scritta ancora. Dipenderà dalle scelte che faremo. Quale idea e ideale di società vogliamo costruire e consegnare alle future generazioni? Se fino ad ora la ricetta era di procedere per riforme graduali, la pandemia ha fatto precipitare la crisi sistemica. Il cambiamento deve essere globale. Il virus ci sta dicendo anche che la nostra sicurezza non dipende dalle armi ma dall’accesso alla salute, all’educazione, alla qualità dello sviluppo, alla distribuzione della ricchezza prodotta, al rispetto della biosfera, e che i nemici da sconfiggere sono le povertà, la corruzione, l’illegalità, lo sfruttamento selvaggio delle risorse del pianeta, la violenza, l’inquinamento dell’atmosfera e degli oceani. Ognuno deve fare la propria parte, individualmente e collettivamente.

Per questo, come Rete italiana Pace e Disarmo, riteniamo prioritario orientare il rilancio del nostro paese ai principi ed ai valori della pace, della nonviolenza, della cooperazione, della solidarietà, al rispetto dei diritti umani per tutti, senza discriminazione alcuna.

Le cose da fare sono tante: investire nel sistema sanitario pubblico universale, nella scuola, nella messa in sicurezza del nostro territorio, nell’industria e nella produzione pulita, sostenibile, civile e nel lavoro stabile, sicuro e con diritti, nell’economia disarmata, nella cooperazione e nella solidarietà, tanto dentro il nostro paese, quanto esternamente con partenariati a sostegno dei paesi e delle popolazioni in difficoltà. Non possiamo perdere questa occasione.

La nostra Rete, che riunisce decine di associazioni, organizzazioni, sindacati, movimenti, e si basa sul pensiero/azione, è organizzata in campagne ed iniziative, ha obiettivi concreti, possibili, indispensabili, interconnessi. Per il loro raggiungimento dobbiamo attrezzarci, attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, informare, costruire alleanze e mobilitare il più gran numero di persone, per costruire consenso, prese di posizione, denunce, proposte e richieste con le quali il Parlamento ed il Governo devono misurarsi e dare risposte. La nostra piattaforma è il frutto del lavoro corale fatto in questi anni, non abbiamo nulla da inventare e nessuno da rincorrere, mentre, invece, dobbiamo sempre saper ascoltare, cogliere cambiamenti e bisogni, costruire consenso. È finito il tempo degli slogan e degli appelli generici. Non è con una convocazione che si costruisce il cambiamento, anzi a volte ciò può solo favorire divisioni e indebolire l’azione collettiva.

“Una volta c’è stato un pacifismo molto blando, tanto è vero che davanti alla prima e alla seconda guerra mondiale vacillò. Il vecchio pacifismo era ottimista e di corta vista. La nonviolenza pone impegni precisi. La nonviolenza è una continua lotta. La nonviolenza è attivissima” (A. Capitini). Fu per questo che dopo il successo della Marcia Perugia-Assisi del 1961, anche se molti chiesero a Capitini di ripetere l’iniziativa annualmente, egli rifiutò per evitare il rischio che la Marcia, e di conseguenza lo stesso ideale di Pace, divenissero ritualità e stanca ricorrenza. “Un movimento per la pace che fosse fatto principalmente o esclusivamente di marce e petizioni per chiedere disarmo o condanna di certe aggressioni militari, non avrebbe grande credibilità, soprattutto se si limitasse ad invocazioni generiche di pace cui nessuno potrebbe dirsi contrario, ma dalle quali non deriva nessun effetto concreto. Sono convinto che oggi il settore ricerca e sviluppo della nonviolenza debba fare grandi passi in avanti e non debba fermarsi alle ormai tradizionali risorse” (A. Langer).

La sfida che abbiamo di fronte è quella di essere in grado di interagire con le nostre istituzioni, per incidere nelle scelte, contribuendo così, per il nostro specifico, per i temi della pace e del disarmo, all’uscita dalla crisi con un chiaro orientamento ad una società più giusta, nonviolenta ed alla necessaria conversione ecologica. È urgente un nostro  intervento  nel dibattito nazionale, che coinvolge tutte le forze politiche, sul Recovery Plan. Molte associazioni, grandi e piccole, che fanno parte della Rete, partecipano a tavoli di lavoro, forum, osservatori, in dialogo con i diversi Ministeri e il Governo nel suo insieme, al quale far pervenire le nostre proposte specifiche. C’è bisogno di competenza, studio, immaginazione e visione.

La proposta di lavoro che quindi ci sentiamo di proporre è conseguente al contesto che viviamo e che ci obbliga ad esigere uno sforzo di coordinamento e di mobilitazione tra tutti noi, a partire da subito, per portare le nostre richieste nelle sedi istituzionali, dando vita ad iniziative in ogni ambito sociale ed in ogni città, a partire dalle proposte da elaborare e consegnare entro la fine di febbraio, al Parlamento e Governo sul Recovery Plan, arrivando alla scadenza della nostra prima Assemblea, a settembre 2021, con una giornata di mobilitazione decentrata che metterà in mostra il lavoro ed i risultati raggiunti.

Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” programma risorse per 210 miliardi di euro e deve definire gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che l’Italia realizzerà con i fondi europei di Next Generation EU. In ognuna delle 6 macro aree di investimento (digitalizzazione e cultura, transizione ecologica, mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute) ci devono essere progetti e riforme per realizzare politiche di disarmo e di pace (dalla protezione civile alla sicurezza ambientale, dalla cooperazione internazionale alla trasformazione dei conflitti, dalla difesa nonviolenta al servizio civile)

Per fare ciò dovremo produrre materiali informativi, dossier, interviste, avere testimoni, promuovere raccolte di firme, organizzare conferenze e seminari, richiedere incontri con le istituzioni,  e quanto altro saremo in grado di realizzare per raggiungere risultati concreti, che qui sotto segnaliamo e che sono già parte del nostro programma di lavoro. Un lavoro che è possibile solo perché abbiamo deciso di agire insieme, con una visione politica, con la consapevolezza di essere un attore protagonista, unendo energie e risorse  e facendo alleanze con larghi settori della società e non un mero testimone o un attento guardiano di principi e valori.

Il momento di far valere le ragioni  del disarmo, della giustizia, della nonviolenza, della solidarietà, dei diritti, è ora.

I nostri obiettivi e le linee di lavoro, in particolare da sottoporre all’attenzione della politica italiana:

  • Rilanciare la mobilitazione “Italia, ripensaci” per la ratifica del Trattato di messa al bando delle armi nucleari nell’ambito della campagna internazionale ICAN.
  • Ripartire con la campagna “Un’altra difesa è possibile” per l’approvazione della proposta di legge per la creazione del Dipartimento della Difesa Civile non armata e Nonviolenta.
  • Garantire fondi per programmi e missioni dei Corpi civili di pace.
  • Fermare la vendita di armi ai paesi coinvolti in guerre e che non rispettano i diritti umani come Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Israele… Chiedere più trasparenza nell’applicazione e nei dati previsti dalla Legge 185/90 e lavorare per un controllo del commercio di armamenti nell’ambito della campagna Control Arms e della rete europa ENAAT.
  • Continuare nella richiesta di una diminuzione della spesa militare (in particolare per l’acquisto di nuovi sitemi d’arma) e conseguente spostamento di fondi per investimenti civili più utili, anche nell’ambito della campagna internazionale GCOMS.
  • Attivarsi nell’ambito delle campagne internazionali che chiedono strumenti politici e normativi sovranazionali per il contrasto a specifici sistemi d’arma: armi autonome (Stop Killer Robots), droni armati (EFAD), armi esplosive in aree popolare (INEW).
  • Stimolare la creazione di un Fondo per investimenti produttivi e programmi di sviluppo locale sostenibile alternativi alla produzione di armi.
  • Assumere l’impegno per la pace giusta tra Israele e Palestina, riconoscendo lo Stato di Palestina come previsto dalla Risoluzione ONU 181 del  29 Novembre 1947
  • Rispettare l’impegno di devolvere lo 0,7% a favore della Cooperazione internazionale per eliminare le povertà e lo sfruttamento di intere popolazioni, tra le principali cause delle migrazioni forzate.


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