Rete Pace Disarmo: vogliamo un PNRR disarmato e di Pace, Draghi ci riceva e ascolti le nostre proposte.
Dopo le aperture a possibili destinazione “armate” dei fondi europei Next Generation EU la Rete Italiana Pace e Disarmo chiede un confronto sulle proposte già esplicitate e basate su percorsi di pace, disarmo, nonviolenza, economia e servizio civile.
In queste ore la Rete italiana Pace e Disarmo (RiPD) ha sollecitato il Presidente del Consiglio Mario Draghi ad un incontro di confronto, inviandogli nuovamente (come già avvenuto all’inizio del suo mandato) le “12 Proposte di pace e disarmo per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. La richiesta della Rete che coordina oltre 70 organizzazioni della società civile italiana avviene dopo la prima fase di dibattito parlamentare sul piano di interventi legati ai fondi Next Generation EU. A partire da una bozza presentata dal Governo Conte, le Commissioni nelle scorse settimane hanno redatto una Relazione con una serie di pareri e richieste ora all’attenzione dell’Esecutivo. Tra le richieste aggiuntive, non previste nelle bozze iniziali, anche la possibile destinazione “armata” di parte degli stanziamenti: una anomalia ritenuta errata e problematica e rivelata per prima dalla Rete Italiana Pace e Disarmo stessa.
“Abbiamo seguito con attenzione il lavoro delle Commissioni di Camera e Senato – commenta Sergio Bassoli, coordinatore della Cabina di Regia della RiPD – e riteniamo che il Governo, prima di redigere la stesura finale del Piano da inviare a Bruxelles, debba sentire anche la voce della società civile, e in particolare quella delle associazioni del mondo pacifista, del volontariato, del servizio civile, del lavoro, del disarmo, della nonviolenza, della cooperazione e della cultura che noi rappresentiamo. Non possiamo accettare che le basi da cui far ripartire il nostro Paese siano anche armate e ancora una volta si privilegino gli interessi delle industrie belliche anziché affrontare con nuovi e più sensati strumenti le sfide epocali che abbiamo di fronte”.
Rete Pace e Disarmo ha già sottolineato come la produzione e il commercio delle armi abbia un enorme impatto sull’ambiente. Al posto di trasformare il futuro in una direzione più sostenibile, come lascito alle prossime generazioni, continuare a prepararsi alla guerra, oltre alle incalcolabili perdite umane, significa gettare i semi per distruzioni ambientali che durano nel tempo. Ne consegue che la lotta al cambiamento climatico può avvenire solo rompendo la filiera bellica e che il lavoro per la Pace è anche un contributo al futuro ecologico.
“Va ricordato inoltre – prosegue Sergio Bassoli – come nel percorso di elaborazione dei pareri che hanno poi aperto la strada a possibili aumenti della spesa militare con i fondi del Recovery Plan, le Commissioni Difesa di Camera e Senato abbiano audito solamente i rappresentanti dell’industria militare, ignorando la nostra prima richiesta di confronto. Da qui l’urgenza di un nuovo appello in tal senso al Governo e il nuovo invio a Mario Draghi delle proposte da noi elaborate”.
La convinzione della RiPD è che davvero le risorse messe in campo per il PNRR possano diventare un’occasione per realizzare politiche di “pace e disarmo” che prendano le mosse da linee di lavoro precise, concrete e realizzabili. Le linee guida che hanno portato alle 12 proposte della RiPD sono state; il superamento di una visione meramente nazionale della politica estera che invece dovrebbe guardare all’Europa come “potenza di pace”; la riconversione verso un’economia disarmata e sostenibile; la difesa civile non armata e nonviolenta come realizzazione vera del dettato costituzionale; il servizio civile universale come occasione di rafforzamento del senso di cittadinanza e difesa concreta delle persone; l’educazione alla pace, dall’infanzia all’Università, per costruire un futuro più giusto.
La nonviolenza politica è lo strumento e il fine che la Rete ha assunto. Per questo si ritiene prioritario orientare il rilancio del Paese ai principi ed ai valori della pace, della cooperazione, della solidarietà, al rispetto dei diritti umani per tutti, senza discriminazione alcuna: è l’unico modo per essere coerenti con i principi e valori dei Trattati europei e con la Costituzione italiana. Sono questi i principi che la Rete intende esporre al Governo e al Presidente del Consiglio a cui è stato chiesto un riscontro in tempi che permettano un contributo reale alle decisioni che l’Esecutivo dovrà prendere nei prossimi giorni.
“La nostra Rete e la società civile che essa rappresenta – conclude Bassoli – sono disponibili e pronti a fare la propria parte per costruire percorsi di Pace per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Speriamo che questa disponibilità venga colta e valorizzata, riparando all’errore fatto con l’apertura a destinazioni “armate” dei fondi PNRR. Un Piano di interventi volto a far ripartire l’Italia dopo la terribile prova della pandemia da Covid-19 potrà essere considerato giusto, innovativo ed efficace solo a partire da prospettive di lavoro basate sulla Pace”.