Nessun baratto tra diritti umani e ombrello militare della NATO

Nessun baratto tra diritti umani e ombrello militare della NATO

La Turchia, dopo aver minacciato di porre il veto sulla richiesta di adesione alla NATO da parte di Svezia e Finlandia, grazie alla mediazione americana e del segretario generale dell’Alleanza Stoltenberg, ha ottenuto un Memorandum tripartito che in cambio della rinuncia al veto turco impegna i due stati scandinavi a cooperare attivamente con il governo turco contro la minaccia curda, definita da Ankara terrorista, anche fornendo sostegno logistico e armi. 
Il Memorandum d’intesa tra Turchia, Svezia e Finlandia è un tradimento nei confronti del popolo curdo e rappresenta una pagina buia della solidarietà internazionale ed una minaccia ai popoli curdo e yazida.
  
Il lungo braccio dell’autoritarismo di Ankara, grazie alla nuova strategia della NATO, può ora minacciare le vite dei curdi che avevano trovato da più di trent’anni asilo in Svezia e in Finlandia ed estendere le proprie mire espansionistiche in Iraq ed in Siria settentrionali.
In questa ottica la Turchia è anche favorita da un diffuso sostegno di varia natura da parte degli altri paesi NATO tra cui l’Italia, che ha scelto di considerare il regime di Ankara come alleato privilegiato dal punto di vista della produzione militare. Non a caso il Ministro della Difesa Guerini lo scorso aprile ha dichiarato ufficialmente che l’Italia “vede da sempre nella Turchia un partner strategico sul piano della cooperazione industriale, con cui soddisfare le reciproche esigenze di difesa e con cui condividere opportunità di collaborazione tra le rispettive industrie”, firmando inoltre nei giorni scorsi (nell’ambito dell’incontro tra Draghi ed Erdogan) un “Accordo sulla reciproca protezione delle informazioni classificate nell’industria della Difesa”.

Di fatto, questa nuova strategia NATO ed il Memorandum sottoscritto con Svezia e Finlandia, oltre a prevedere il rimpatrio dei dissidenti politici e militanti curdi, sblocca l’embargo sulle armi e considera azioni “difensive” gli attacchi di Ankara al Rojava e al Kurdistan iracheno.
Ciò significa lasciare mano libera alla Turchia per la sua azione militare e repressiva nella Siria del nord tesa ad eliminare le pratiche di resistenza, anche femminista, e di confederalismo democratico che per prime avevano affrontato e sconfitto l’ISIS. 

Riteniamo il Memorandum una scelta politica sbagliata, pericolosa e preoccupante. Democrazie, come quelle scandinave, che si erano distinte per la promozione dei diritti umani e civili, che avevano accolto perseguitati politici, difeso la pace e sostenuto l’autodeterminazione dei popoli, hanno derubricato la questione curda, il diritto di autodeterminazione e della democrazia in Medio-Oriente a mero regolamento trilaterale tra Stati
Un accordo che qualifica senza esitazioni il PKK e lo YPG come associazioni terroristiche, nonostante anche la Corte di Giustizia dell’UE abbia stabilito nel 2018 che il PKK è stato ingiustamente incluso nella lista dei terroristi dell’UE tra il 2014 e il 2017 e le unità di protezione popolari lo YPG insieme alle YPJ, la propria componente femminile, abbiamo combattuto e combattano in Siria contro l’Isis respingendo l’assalto a Kobane e  realizzando un esempio di confederalismo democratico e femminista nella regione.  

Nell’esprimere la nostra vicinanza al popolo curdo che lotta per il riconoscimento dei propri diritti, a difesa della democrazia, per la pace e per un’idea di pacifica coesistenza ci appelliamo ai parlamenti di Svezia e Finlandia affinché confermino la loro tradizione in difesa dei dritti umani, della pace e della democrazia, impedendo l’estradizione dei rifugiati politici curdi richiesti da Erdogan.