”Un’altra difesa è possibile” ai Grandi Elettori: venga data una casa istituzionale alla difesa nonviolenta
La campagna promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci! per la creazione di un dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta interviene nel dibattito per il Quirinale
Alla vigilia di uno dei compiti più alti e delicati della vita politica ed istituzionale del paese, l’elezione del Presidente della Repubblica italiana, la Campagna “Un’altra difesa è possibile” ha deciso di intervenire nel dibattito con una lettera aperta indirizzata ai Grandi Elettori che nei prossimi giorni inizieranno la serie di votazioni in Parlamento.
La missiva non ha lo scopo di “dare suggerimenti o indicare nomi”, come evidenziato dalle Reti promotrici, ma intende “richiamare l’attenzione su un aspetto finora trascurato: quello della difesa non armata e nonviolenta e della mancanza di un luogo istituzionale che la coordini e la promuova”.
Nella propria lettera la Campagna ricorda anzitutto di essere promotrice con una Petizione a Camera e Senato, di una proposta di Legge – già all’attenzione delle competenti Commissioni Affari costituzionali e Difesa – che istituisce il Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta, strumento istituzionale necessario per il riconoscimento della parità costituzionale tra difesa militare e difesa civile. “Occorre una pari dignità con pari legittimità – sottolineano le organizzazioni firmatarie – perché la difesa della Patria, cioè l’integrità della nostra comunità oggi minacciata dalla pandemia, dalla crisi climatica e dalle armi nucleari, è affidata dalla Costituzione ai cittadini ed è un sacro dovere che riguarda ciascuno di noi”.
Per questo motivo “Un’altra difesa è possibile” si rivolte a coloro che hanno il compito di eleggere il prossimo Capo dello Stato che tra le sue funzioni “ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”. E dunque poiché il riconoscimento giuridico e la parificazione tra difesa armata e difesa nonviolenta è già stato fatto proprio dal nostro ordinamento si deve correttamente intendere che il Presidente della Repubblica “ha il comando delle Forze armate e disarmate, presiede il Consiglio supremo di difesa armata e nonviolenta costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra o di resistenza nonviolenta deliberato dalle Camere“.
La nostra Repubblica è nata da uno strumento nonviolento quale il Referendum popolare e la Costituzione su cui si basa ripudia la guerra e vuole la pace: occorre dunque che salga al Quirinale un Presidente attento a questi principi, un Capo delle Forze Armate e della Forze Disarmate che sappia riconoscere e sostenere la pari dignità di chi difende i valori costituzionali senza ricorrere alle armi. Dal Quirinale potrebbe venire un riequilibrio dei poteri della difesa, ricordando il motto che fu proprio di un Presidente del passato: “Svuotare gli arsenali, riempire i granai”, un programma ancora tutto da attuare.
Negli ultimi anni l’intera comunità nazionale ha difeso, con costi e impegno altissimi, la salute individuale e la sanità pubblica. Non c’è bene superiore del diritto alla vita, tutto il resto viene dopo. Eppure il bilancio della difesa è assorbito esclusivamente dalla spesa militare (quasi 26 miliardi di euro nel 2022 con un incremento del 20% in tre anni) mentre alla difesa civile non armata e nonviolenta non arrivano nemmeno le briciole. Una situazione che ci impegneremo a cambiare.