Coinvolgimento europeo nei crimini di guerra in Yemen: un nuovo appello alla giustizia e alla responsabilità

Coinvolgimento europeo nei crimini di guerra in Yemen: un nuovo appello alla giustizia e alla responsabilità

Nove anni fa, il 26 marzo 2015, la coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita ha lanciato la campagna aerea “Decisive Storm” nello Yemen. Sebbene gli attacchi aerei si siano finalmente fermati dopo quasi 8 anni di continua distruzione, gli yemeniti continuano a sopportare le conseguenze a lungo termine di questa guerra devastante.
In occasione dell’anniversario dell’inizio della campagna di bombardamenti, rinnoviamo il nostro appello alla comunità internazionale affinché gli attori europei rispondano del coinvolgimento in eventuali crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi da tutte le parti durante il conflitto in Yemen. Questo pervasivo clima di impunità ha esacerbato le sofferenze della popolazione civile a cui è negato l’accesso alla giustizia.

Ad oggi, la guerra in Yemen ha causato oltre 300.000 vittime. Anni di conflitto incessante hanno causato una crisi umanitaria, con oltre 21 milioni di yemeniti – più di due terzi della popolazione – che hanno bisogno di cibo, acqua e assistenza umanitaria. I danni alle infrastrutture civili causati dai combattimenti e gli attacchi deliberati delle parti in conflitto hanno provocato il deterioramento di infrastrutture essenziali come l’istruzione e i servizi sanitari. La recente escalation militare in Yemen, a seguito degli attacchi aerei statunitensi e britannici contro obiettivi Houthi, rischia di peggiorare una situazione già grave per la popolazione civile.

I produttori di armi con sede in Europa – e gli Stati europei – hanno svolto un ruolo centrale nel conflitto in Yemen e nella conseguente crisi umanitaria. Nonostante i documentati attacchi a obiettivi civili da parte della coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, in violazione del diritto umanitario internazionale, le aziende produttrici di armi hanno continuato a fornire all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti armi, munizioni e supporto logistico.
Nel 2019, l’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), Mwatana for Human Rights, Amnesty International, la Campaign Against Arms Trade, il Centre Delàs e la Rete Pace Disarmo hanno presentato insieme una comunicazione alla Corte penale internazionale, ricostruendo 26 attacchi aerei sauditi contro civili – che potrebbero aver comportare crimini di guerra e crimini contro l’umanità – in cui sono stati impiegati armamenti europei. Inoltre, sono state presentate denunce penali e deferimenti anche a livello nazionale, in Francia con l’ONG Sherpa, così come in Italia, nel Regno Unito e alla Corte europea dei diritti dell’uomo. A cinque anni di distanza, la ricerca di giustizia rimane incompiuta.

La comunità internazionale deve a questo punto intervenire in modo decisivo per colmare queste continue lacune di responsabilità, perseguendo gli attori che hanno commesso o contribuito a potenziali crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Per quanto riguarda tutte le parti in conflitto accusate di violazioni dei diritti umani, le Nazioni Unite devono istituire un meccanismo internazionale di responsabilità penale il cui mandato includa l’investigazione delle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale e la presentazione di rapporti pubblici sulla situazione dei diritti umani in Yemen, nonché la raccolta, la conservazione e l’analisi delle prove e la creazione di fascicoli per futuri procedimenti penali.
Il commercio di armi non è un’attività neutrale. Il rilascio di licenze di esportazione di armi da parte dei governi non è una decisione esclusivamente politica, ma è soggetta a rigidi vincoli legali che devono essere applicati in modo coerente, obiettivo e non discriminatorio. La fornitura di armi di fabbricazione europea può avere impatti negativi terribili e a lungo termine sui diritti umani. Possono e hanno contribuito alla commissione di crimini internazionali.

Ciononostante, il ciclo di impunità continua, perpetuato da quadri giuridici e normativi deboli e dall’incapacità delle istituzioni (internazionali) di chiedere conto all’industria della difesa. A Gaza, stiamo assistendo ancora una volta alle devastanti conseguenze di una campagna di bombardamenti sulla popolazione civile alimentata da armi di fabbricazione europea, con alcuni attacchi aerei effettuati in chiara violazione del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale dei diritti umani.
Gli Stati firmatari del Trattato sul commercio delle armi (ATT) tra cui l’Italia devono rispettare i loro obblighi e interrompere immediatamente le esportazioni di armi se, al momento dell’autorizzazione, sono a conoscenza del fatto che saranno utilizzate per commettere crimini di guerra o crimini contro l’umanità, o se esiste un rischio eccessivo che possano essere utilizzate per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto umanitario internazionale o del diritto internazionale dei diritti umani. La comunità internazionale e i meccanismi di giustizia (penale) internazionale hanno la responsabilità di far rispettare i diritti umani in modo universale. Il silenzio assordante che circonda la responsabilità dell’industria degli armamenti rafforza i due pesi e le due misure ed espone l’ipocrisia degli attori occidentali nei confronti della protezione dei diritti umani.

 

Firmatari di questa dichiarazione:

Amnesty International

Campaign Against Arms Trade (CAAT)

Centre Delàs 

European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR)

Global Legal Action Network (GLAN)

Mwatana for Human Rights

Rete Pace Disarmo 

Sherpa