Protezione dei civili da armi esplosive: a due anni dalla firma della Dichiarazione

Protezione dei civili da armi esplosive: a due anni dalla firma della Dichiarazione

Sono passati due anni dall’adozione della Dichiarazione politica internazionale sulle armi esplosive per garantire maggiore protezione dei civili nei conflitti armati. Nell’anniversario della firma, le organizzazioni della società civile di tutto il mondo chiedono che sempre più Stati aderiscano all’impegno: i civili in guerra non possono più aspettare

 

La Dichiarazione Politica per proteggere i civili dalle conseguenze umanitarie dell’impiego di armi esplosive in aree popolate ha compiuto ieri due anni. In questo giorno, INEW, la coalizione di organizzazioni della società civile provenienti da tutto il mondo, esorta gli Stati a firmare e ad attuare gli impegni presi. 

Quando le città vengono bombardate, sono i civili a subirne le conseguenze. Adottata a Dublino nel 2022 da 83 Stati, questa Dichiarazione è frutto di uno sforzo collaborativo tra società civile, Croce Rossa Internazionale, Stati, agenzie ONU e sopravvissuti ai conflitti. È il primo riconoscimento ufficiale dell’urgenza di proteggere i civili dalle immediate e devastanti conseguenze dell’uso di armi esplosive in contesti urbani e ad oggi gli Stati firmatari sono arrivati a 87. Il Segretario Generale dell’ONU, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e la società civile hanno richiesto per oltre un decennio un’azione decisiva su questa questione.

Nonostante l’uso di armi esplosive sia diffuso da tempo (bombe e ordigni convenzionali), è cambiato il contesto: oggi le guerre si combattono sempre più in città, campi profughi e villaggi. Anche se le campagne di bombardamento massivo, come quelle della Seconda Guerra Mondiale, sembrano essere più rare, l’uso delle armi esplosive in aree urbane causa danni devastanti per i civili e le infrastrutture fondamentali, come case, ospedali, scuole, strade e reti idriche, mettendo in pericolo la sopravvivenza di intere popolazioni.

Alcuni Stati contestano la specificità della minaccia delle armi esplosive, mentre molti altri riconoscono i danni umanitari specifici che esse provocano. È cruciale che gli Stati pongano al centro delle loro politiche militari la protezione dei civili, impegnandosi a limitare o evitare l’uso di armi esplosive in aree popolate.

L’adesione alla Dichiarazione può fare la differenza solo se supportata da un numero consistente e diversificato di Stati, compresi quelli che utilizzano armi esplosive e quelli colpiti dai conflitti. Anche se non giuridicamente vincolante, la Dichiarazione costituisce un impegno internazionale a modificare la cultura e le norme che regolano i conflitti.

Come la Dichiarazione protegge i civili

Le dichiarazioni politiche, pur non essendo obbligatorie, influenzano il comportamento e promuovono un cambiamento di prospettiva politica a lungo termine. La Dichiarazione Politica per le armi esplosive stabilisce una strategia per proteggere i civili, impegnando gli Stati a limitare l’uso di queste armi in aree urbane, a condividere i dati sugli effetti e a collaborare per mitigare i danni umanitari.

INEW e altre organizzazioni promuovono un’interpretazione restrittiva della Dichiarazione per garantire massima protezione ai civili. Come già avvenuto con la Safe School Declaration, simili impegni politici hanno dimostrato di favorire cambiamenti duraturi.

Il problema umanitario delle armi esplosive

L’uso di armi esplosive in aree abitate colpisce duramente i civili: oltre il 90% delle vittime sono persone non combattenti, soprattutto donne, bambini e anziani. Tra il 2021 e il 2022, l’uso di queste armi è aumentato dell’83%, con un ulteriore incremento del 12% nel 2023, in gran parte a causa di nuovi  conflitti, come quello in Ucraina, e la recrudescenza della violenza in Palestina. 

Le armi esplosive non causano solo perdite umane dirette, ma anche distruzione di infrastrutture fondamentali, come scuole e ospedali, e gravi conseguenze economiche, aggravando la situazione sanitaria e sociale dei Paesi colpiti e alimentando un ciclo di violenza e povertà.

Perché gli Stati dovrebbero firmare la Dichiarazione

La Dichiarazione fornisce una roadmap chiara agli Stati, che, riconoscendo i danni umanitari, si impegnano a riformare politiche e pratiche militari per ridurre l’impatto su civili e infrastrutture. Gli Stati firmatari lavoreranno insieme per proteggere i civili, fornire assistenza alle vittime e raccogliere dati sugli effetti delle armi esplosive.

La Dichiarazione rappresenta una guida politica a lungo termine per la protezione dei civili, contribuendo a rafforzare il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario. Firmare questo documento significa impegnarsi a fare di più di quanto richiesto dai trattati, mostrando solidarietà e una volontà di cambiamento, e stabilendo una piattaforma di cooperazione multilaterale per ridurre i danni ai civili.

INEW e le organizzazioni aderenti (in Italia sono Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, Campagna Italiana contro le Mine e Rete Italiana Pace e Disarmo) continueranno a sensibilizzare gli Stati e a sostenere l’attuazione della Dichiarazione per universalizzarne i principi e promuovere una maggiore protezione dei civili nei conflitti.

 

Articolo di Sara Gorelli, Osservatorio Anvcg sulle vittime civili dei conflitti