Ricordiamoci ancora e sempre della nostra umanità, e liberiamoci delle armi nucleari
9 luglio 1955, Caxton Hall, Londra.
Sono ormai passati sessantanove anni dalla pubblicazione di uno dei più importanti documenti sulla denuncia della minaccia per il genere umano rappresentata delle armi nucleari: il Manifesto Russell-Einstein.
Poco prima della sua morte, il celebre scienziato Albert Einstein si unì al filosofo matematico Bertrand Russell e ad altri eminenti scienziati per scrivere un accorato appello per un mondo libero dalle armi nucleari, il Manifesto Russell-Einstein. Il Manifesto venne poi presentato ed illustrato da Russell qualche mese dopo: si rivolge a tutti gli esseri umani, senza distinzione e chiama a raccolta gli scienziati per discutere le conseguenze delle armi di distruzione di massa nel mondo.
La presenza delle armi nucleari è catastrofica e concretizza ogni giorno una minaccia esistenziale per l’Umanità. Di conseguenza tutti gli Stati dovrebbero inserire come obiettivo primario delle proprie politiche e decisioni la loro messa al bando. In questa fase turbolenta delle relazioni internazionali, con rinnovate ed esplicite minacce di utilizzo di armi nucleari, diventa sempre più evidente la necessità di un accordo tra Stati per rinunciare alle armi nucleari e agire insieme per promuovere la Pace: finché vi saranno conflitti, ci sarà sempre l’incentivo a fabbricare armi nucleari.
Il Manifesto si conclude invitando la politica, gli scienziati/e di tutto il mondo e le persone comuni a sottoscrivere una risoluzione che inviti tutti “i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale” e a trovare “di conseguenza i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa.”
Sulla base di questo Manifesto nel 1957 Joseph Rotblat, Bertrand Russell e altri hanno creato le Conferenze Pugwash sulla scienza e gli affari mondiali, poi insignite del premio Nobel per la Pace nel 1995, un’organizzazione internazionale di studiosi e personaggi pubblici che lavorano per l’abolizione delle armi nucleari e per promuovere risoluzioni pacifiche dei conflitti.
Oggi le lancette dell’Orologio dell’apocalisse, l’orologio simbolico creato dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists nel 1947 che simboleggia l’urgenza di agire rispetto all’esistenza di armi nucleari capaci di mettere fine alla specie umana, sono pericolosamente ferme a 90 secondi alla mezzanotte. Davvero si può dire non siamo mai stati così vicini alla fine del mondo…
Eppure le potenze nucleari non stanno cambiando rotta, ed invece modernizzano i propri arsenali aumentandone la capacità distruttiva. Secondo il più recente Report pubblicato dalla campagna internazionale ICAN sui costi degli arsenali nucleari nel 2023 i nove Stati dotati di armi nucleari hanno speso complessivamente per questi armamenti 91.393.404.739 dollari, pari a 2.898 dollari al secondo
(cioè 10,7 miliardi di dollari in più per le armi nucleari rispetto al 2022).
Tuttora non siamo arrivati a decidere se considerare l’utilizzo stesso delle bombe come vantaggioso oppure un crimine contro l’umanità. Eppure, le donne e gli uomini hibakusha (i sopravvissuti alla bomba atomica e ai test nucleari) ci riportano instancabilmente alla realtà, ricordando l’effettiva entità delle armi nucleari: un’arma di distruzione di massa, progettata per distruggere gli esseri umani in un istante.
Un mondo libero dalle armi nucleari è possibile, e il Manifesto Russell – Einstein afferma l’unica condizione necessaria affinché diventi realtà: “Come esseri umani ci rivolgiamo agli esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto”