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La pace è un diritto dell’umanità
10 Dicembre 2023 ore 18:00 > 19:30
75°anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani
In piazza per il 10 dicembre – La pace è un diritto dell’umanità
Domenica 10 dicembre, Giornata internazionale dei Diritti Umani, ore 18.00 Piazza Bra, di fronte al Municipio di Verona
Con letture e interventi. Dalle ore 18:00 il palazzo della Gran Guardia sarà illuminato di giallo, il colore dei diritti umani.
Evento organizzato dal Comune di Verona in collaborazione con il Coordinamento 10 dicembre
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75°anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani
La pace è un diritto dell’umanità
L’Assemblea generale dell’Onu ha deliberato che “Ogni nazione e ogni essere umano, a prescindere da considerazioni di razza, coscienza, lingua o sesso, ha il diritto intrinseco a vivere in pace” (articolo 1 della risoluzione 33/73 del 1978 ) in piena sintonia con l’articolo 28 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possono essere pienamente realizzati”.
Questo diritto inalienabile, dei popoli e delle singole persone, vale sempre, senza eccezione alcuna, persino durante la guerra, che è il più grande crimine contro l’umanità.
Per questo, per quanto possa sembrare assurdo, esistono norme che regolano ciò che pare non regolabile: le guerre tra stati e i conflitti armati interni. A tutto c’è un limite! Anche alla disumanità della guerra, che trova un limite invalicabile nel rispetto dei Diritti Umani.
Queste regole, contenute nelle Convenzioni di Ginevra e nei successivi protocolli, sono il fulcro del diritto internazionale umanitario, per tutelare la vita e la dignità, e devono essere rispettate in ogni circostanza.
La prima di queste regole, quella suprema, è che le popolazioni civili vanno protette. Da questa regola discendono una serie di obblighi: non compiere attacchi diretti contro civili e obiettivi civili; non compiere attacchi indiscriminati, che non applicano il principio di distinzione tra obiettivi legittimi (militari) e illegittimi (civili); non compiere attacchi sproporzionati, in cui il vantaggio militare atteso e anche conseguito è inferiore rispetto ai danni provocati a civili od obiettivi civili; non prendere in ostaggio civili; non sottoporre popolazioni civili a trasferimenti forzati; non adottare punizioni collettive.
Nei conflitti di questo inizio di secolo, questa regola è stata intenzionalmente ignorata, nelle vicende più note come in quelle meno note. Guerre di aggressione di uno stato contro un altro (Russia contro Ucraina, Azerbaigian contro Armenia), guerre mosse da coalizioni di stati contro singoli stati (Iraq) o attori non statali (in Afghanistan, in Yemen, in Siria, ancora in Iraq), conflitti non internazionali (ancora in Siria, in Libia, in Myanmar, in Etiopia e nei numerosi conflitti interni nell’Africa subsahariana, il più grave dei quali si sta svolgendo in Sudan), e ora da parte di uno Stato riconosciuto, contro una popolazione che ancora non ha Stato (Israele verso Gaza), hanno visto stragi intenzionali di civili: bombardati (a volte anche con armi vietate, come le bombe a grappolo) nelle loro abitazioni, nelle scuole, nei rifugi, nei mercati, nei luoghi religiosi, persino durante banchetti nuziali o altre feste private.
La comunità internazionale ha lo strumento per punire questi orrori: la Corte penale internazionale.
Per proteggere i civili occorrono pace e sicurezza, ma occorre anche cessare di far proliferare i conflitti mediante trasferimenti di armi (e un Trattato internazionale da una decina d’anni li vieta) e porre fine all’impunità favorendo l’accertamento giudiziario delle responsabilità con adeguate sanzioni. Ma occorre soprattutto lavorare e impegnarsi per costruire un futuro di pace per tutti.
L’appuntamento veronese è in continuità con la Marcia di Assisi per la Fraternità e la Pace e per fermare le stragi