Nel 2025 spese militari a 32 miliardi: le controproposte di Sbilanciamoci
La Legge di Bilancio 2025 proposta da Sbilanciamoci! nel suo Rapporto annuale incarna l’alternativa alla manovra del Governo Meloni: contro un’economia di guerra, un nuovo modello di sviluppo fondato sul disarmo, la giustizia sociale e i diritti, la sostenibilità ambientale. Una sfida decisiva per cambiare il Paese.
La Legge di Bilancio del Governo è una manovra sbagliata e di galleggiamento, inadeguata, ingiusta: toglie soldi all’università e definanzia la sanità, azzera il fondo per la transizione del settore automotive e il fondo sociale affitti, toglie soldi all’ambiente, aumenta del 12% le spese militari, destina più di un miliardo a un’opera inutile come il Ponte sullo Stretto. È una Legge di Bilancio che continua a favorire i super-ricchi e che non dà che briciole a chi ha già di meno.
Di fronte a questo quadro – nulle risorse alla transizione ecologica, alla sanità, all’istruzione, al lavoro – registriamo un clamoroso aumento delle spese militari (allocate nel Ministero della Difesa, nel Ministero dell’Economia e delle Finanze e nel Ministero delle Imprese e del Made in Italy) di oltre il 12% nel 2025, con ben 40 miliardi di euro per acquisto e costruzione di sistemi d’arma in tre anni, dal 2025 al 2027. Nel 2025 la spesa militare sarà di 32 miliardi, di cui 13 solo per le armi. Si tratta di uno spreco di risorse enorme ed eticamente insostenibile di fronte – come ci dice l’Istat – all’aumento della povertà assoluta e relativa: gli italiani a rischio di povertà assoluta costituiscono il 25% della popolazione e oltre 4,5 milioni di persone non si curano perché non possono più permetterselo.
Contro un’economia di guerra, con la sua Controfinanziaria 2025 Sbilanciamoci! disegna un’economia di pace fondata su un nuovo modello di sviluppo e sul disarmo, la giustizia sociale e i diritti, la sostenibilità ambientale. Si tratta di una sfida decisiva, di una scelta improrogabile e necessaria. Non è più il tempo dei rinvii, delle incertezze, delle ambiguità. Ora è il tempo di cambiare.
L’analisi della Spesa Militare italiana per il 2025, secondo la Legge di Bilancio inviata in Parlamento dal Governo
La trasmissione al Parlamento della Legge di Bilancio da parte del Governo permette, come ogni anno, di poter effettuare un’analisi delle allocazioni relative alla sfera della Difesa e degli armamenti, giungendo quindi a una valutazione della spesa militare previsionale per il 2025.
La prima parte del Disegno di Legge di Bilancio è abbastanza povera di decisioni legate alla sfera della Difesa: nei 124 articoli che lo compongono gli unici riferimenti espliciti si trovano negli articoli 90 e 91 dedicati il primo ai programmi “Strade Sicure” e “Stazioni Sicure”, e il secondo al rifinanziamento del NATO Innovation Fund. Mentre gli importi relativi a questo specifico programma sono di scarsa consistenza (circa 7,7 milioni di euro), ben più rilevanti dal punto di vista finanziario sono i circa 240 milioni annui (fino al 2027) che garantiscono la proroga della presenza sulle nostre strade del contingente di circa 6.000 militari già previsto e dell’incremento di 800 unità per quanto riguarda la vigilanza sulle stazioni.
In generale, il Bilancio del Ministero della Difesa costituisce il punto di partenza di base per qualsiasi stima delle spese militari: per il 2025 il totale infatti si attesta su 31.295 milioni di euro, con una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (aumento del 7,31%) rispetto alle previsioni per il 2024. Per la prima volta nella storia viene dunque superata (e di gran lunga) la quota complessiva di 30 miliardi. L’aumento decennale in termini assoluti (senza tenere conto di aggiustamenti inflattivi) è stato dunque pari a quasi 11,9 miliardi (+61% nel decennio), mentre quello quinquennale è stato pari a 6,7 miliardi (+27,5% nel lustro). Ma per arrivare alla stima reale di spesa militare in accordo con la metodologia Mil€x è come sempre necessario effettuare alcuni ricalcoli che riflettono in maniera aderente alle reali operatività militari alcuni costi o interni al Ministero della Difesa ma con scopi differenti (quindi da sottrarre) o esterni allo stesso Ministero e quindi da aggiungere.
Le sottrazioni riguardano in primo luogo la parte non militare dell’impiego operativo dei Carabinieri, di cui viene conservata solo una quota relativa al dispiegamento nell’ambito delle missioni militari all’estero, parametrizzata in circa 590 milioni. Ulteriore sottrazione deve poi essere compiuta per la cifra totale (494 milioni) dei Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Su quanto rimane, la parte preponderante del “bilancio proprio” della Difesa è relativa ai costi diretti, soprattutto per il personale (totale circa 11,7 miliardi di euro) cui si aggiungono voci non operative, ma più di natura gestionale centrale e politica, per 2,6 miliardi.
Infine una quota sempre più rilevante (letteralmente esplosa negli ultimi anni e principale responsabile degli aumenti recenti) è quella relativa agli investimenti per nuovi sistemi d’arma: tra Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale Armamenti nel 2025 ci saranno fondi per oltre 9,7 miliardi di euro. Cui vanno aggiunti i fondi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Ministero dello Sviluppo Economico) per 3,3 miliardi circa, che portano il totale globale delle spese per la realizzazione dei programmi di armamento previste nel 2025 ad un record storico che sfiora i 13 miliardi di euro (12.983 milioni per la precisione). Costi che hanno avuto un balzo nel quinquennio di ben il 77%. Le ultime aggiunte di fondi che permettono di arrivare al totale di spesa militare previsionale per il 2025 riguardano le spese di circa 1,21 miliardi per le missioni militari all’estero e la stima di 4,5 miliardi di spesa pensionistica militare: il totale di queste voci porta a una valutazione – secondo la metodologia Mil€x – della spesa militare italiana diretta per il 2025 a 32.023 milioni di euro, ulteriore record storico con un aumento del 12,4% rispetto al 2024 (+3,5 miliardi in un anno) e del 60% sul decennio.
LE PROPOSTE DI SBILANCIAMOCI!
Riduzione del personale della Difesa
Sbilanciamoci! chiede di fermare le diverse ipotesi annunciate o presentate in Parlamento che mirano a incrementare il numero totale del personale militare (e, di conseguenza, i bilanci delle singole Forze Armate all’interno del budget della Difesa). Al contrario, Sbilanciamoci! propone di completare definitivamente la cosiddetta “Riforma Di Paola”, rendendo stabile l’organico previsto di 150.000 unità e riequilibrando la distribuzione dei gradi all’interno delle gerarchie militari.
Maggiori entrate: 500 milioni di euro
Taglio dei programmi militari finanziati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy
Sbilanciamoci! chiede di ridurre gli stanziamenti diretti e i finanziamenti pluriennali per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma in capo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Ministero dello Sviluppo Economico), in modo particolare relativamente ai programmi navali e aeronautici.
Maggiori entrate: 1.750 milioni di euro
Taglio delle acquisizioni di nuovi sistemi d’arma
Sbilanciamoci! chiede di ridurre gli stanziamenti diretti e i finanziamenti pluriennali per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma a carico del Ministero della Difesa, con particolare riferimento ai programmi terrestri, aeronautici, missilistici (di competenza del Segretariato Generale della Difesa) e agli investimenti nella ricerca militare (Direzione Nazionale Armamenti).
Maggiori entrate: 3.750 milioni di euro
Drastica riduzione delle missioni militari
Sbilanciamoci! chiede di terminare con effetto immediato le missioni militari all’estero con proiezione armata in aree di conflitto e/o che hanno come obiettivo principale la protezione degli interessi fossili, mantenendo attive solo reali missioni di pace promosse dalle Nazioni Unite.
Maggiori entrate: 750 milioni di euro
Rilancio e implementazione della sperimentazione sui Corpi Civili di Pace
Sbilanciamoci! chiede l’implementazione del “Dipartimento della Difesa civile non armata e nonviolenta” proposto dalla campagna “Un’altra difesa è possibile”, che preveda una struttura professionale di Corpi Civili di Pace (almeno per 1.000 effettivi potenziali) e la fondazione di un Istituto di ricerca su pace e disarmo.
Costo: 25 milioni di euro
Riconversione dell’industria a produzione militare
Sbilanciamoci! chiede di approvare e finanziare una legge nazionale per la riconversione al civile di aziende e distretti a produzione militare.
Costo: 250 milioni di euro
Valorizzazione territoriale liberata da servitù militare
Sbilanciamoci! chiede la selezione di 20 servitù militari da riconvertire per progetti di sviluppo locale in territori colpiti da crisi con l’obiettivo di creare reddito, occupazione e sviluppo in settori strategici.
Costo: 100 milioni di euro
Programmi di disarmo umanitario internazionale
Sbilanciamoci! chiede il potenziamento del sostegno alle strutture multilaterali che si occupano di disarmo umanitario, in particolare in ambito Onu (Unoda-United Nations Office for Disarmament Affairs e Unidir-United Nations Institute for Disarmament Research), oltre che compartecipazione ai fondi di implementazione dei Trattati internazionali di disarmo e sostegno alla società civile del settore.
Costo: 50 milioni di euro
Tassazione degli extraprofitti delle imprese militari
Nel 2023 e nel 2024 le imprese militari italiane hanno registrato un incremento enorme dei profitti grazie all’aumento degli ordinativi dovuto alle guerre. Gli utili netti delle prime 10 imprese militari italiane sono cresciuti del 45% nel periodo preso in esame. Secondo Greenpeace, con una tassazione al 100% dei profitti delle prime 10 imprese militari, lo Stato potrebbe incassare 326 milioni. Inoltre, se si applicasse la stessa tassa sull’incremento della liquidità disponibile si arriverebbero a raccogliere ben 428 milioni di euro.
Maggiori entrate: 754 milioni di euro
Tassazione del porto d’armi
In Italia esistono 1 milione e 238mila porto d’armi (metà per la caccia, metà difesa personale), in sensibile aumento rispetto agli anni precedenti, soprattutto per quelli a difesa personale. Si tratta di una tendenza pericolosa, che ripercorre la strada di altri Paesi (come gli Stati Uniti): la diffusione di armi per difesa personale, invece che garantire maggiore sicurezza, alimenta i rischi di usi impropri e ingiustificati. Sbilanciamoci! propone di aumentare l’imposizione fiscale sulla concessione del porto d’armi di 50 euro per concessione.
Maggiori entrate: 62 milioni di euro
Incremento dei fondi per il Servizio civile
Sbilanciamoci! chiede un finanziamento aggiuntivo per il Servizio civile, rispetto allo stanziamento previsto nel Disegno di Legge di Bilancio 2025, di 300 milioni di euro per il triennio 2025-27, pari a 100 milioni di euro per ciascuna annualità 2025, 2026 e 2027, in modo tale da poter assicurare in modo strutturale un contingente annuo di almeno 60.000 posizioni.
Costo: 100 milioni di euro
Adeguamento degli stanziamenti per la Cooperazione allo Sviluppo
Al fine di raggiungere entro il 2030 uno stanziamento annuale pari allo 0,70% del Reddito Nazionale Lordo (Rnl) per finanziare interventi a favore delle politiche di cooperazione allo sviluppo, in linea con quanto stabilito dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e in accordo con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, adotta, entro tre mesi dall’entrata in vigore dell’art. 46-bis “adeguamento degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo”, un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che definisce il percorso di adeguamento graduale degli stanziamenti. Il decreto stabilisce gli importi che saranno inclusi nelle previsioni del bilancio annuale e pluriennale dello Stato per ciascun Ministero coinvolto, a partire dalla Legge di Bilancio 2026, con un importo non inferiore a 1 miliardo di euro annui. Le successive Leggi di Bilancio definiranno ulteriori stanziamenti fino al raggiungimento dell’obiettivo dello 0,70% del Rnl. Il costo derivante dall’attuazione del presente articolo, pari a 1 milione di euro annui a partire dal 2026, sarà coperto attraverso una corrispondente riduzione del fondo di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, come rifinanziato ai sensi dell’articolo 121, comma 2, della presente legge.
Costo: 1.000 milioni di euro
Interventi Civili di Pace nella cooperazione internazionale
Sbilanciamoci! chiede il potenziamento delle attività di peacebuilding sostenute dall’Agenzia della Cooperazione (Aics) o dalla Direzione Generale Affari Politici del Ministero degli Esteri, coerentemente con la legge 125/2014 sulla cooperazione internazionale allo sviluppo che prevede come terzo obiettivo fondamentale il sostegno ai processi di pacificazione e riconciliazione e la prevenzione dei conflitti. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale deve assumere personale con esperienza negli interventi civili di pace e lanciare un bando dedicato a queste azioni, per poter attuare le raccomandazioni Ocse/Dac e le nuove linee guida italiane approvate dalla Dgcs sul triplo nesso Umanitario-Sviluppo-Pace. Questo stanziamento consentirà di mettere a frutto le professionalità ed esperienze accumulate nella sperimentazione triennale di Corpi Civili di Pace in seno al Servizio Civile Universale.
Costo: 20 milioni di euro
Finanziamento Piani nazionali d’azione Donne, Pace e Sicurezza e Giovani, Pace e Sicurezza
Il nuovo Piano Nazionale d’Azione per l’implementazione della Risoluzione Onu n. 1325 (Donne, Pace e Sicurezza) è in via di stesura da parte di un gruppo di lavoro che fa capo al Cidu, ma non è ancora finanziato. È necessario uno stanziamento triennale di almeno 9 milioni di euro, di cui 3 a valere sul 2025, per sostenere la partecipazione delle donne ai processi di pace e ai tavoli decisionali in zone di conflitto, includendo anche bandi per Organizzazioni di Società Civile che agiscono su tutta la scacchiera internazionale e in particolare nell’area Euro-Mediterranea. L’Italia è inoltre tra i Paesi impegnati nella redazione di un Piano Nazionale d’Azione relativo alla Risoluzione Onu n. 2250 su Giovani, Pace e Sicurezza che valorizzi il contributo dei giovani nei processi di pace e ne stimoli la partecipazione in politiche multisettoriali sulla sicurezza, con un approccio nonviolento. Anche in questo caso è necessario il coinvolgimento attivo delle organizzazioni giovanili di società civile tramite bandi dedicati del Ministero degli Esteri (Dgap) con durata pluriennale. Sbilanciamoci! chiede anche a tal fine uno stanziamento di almeno 9 milioni di euro, di cui 3 a valere sul 2025, che darebbe un fondamentale impulso a questo processo e sosterrebbe la forte spinta delle nuove generazioni a prevenire i conflitti armati e ambientali generati dal cambiamento climatico.
Costo: 6 milioni di euro
Stanziamenti per la protezione dei Difensori dei Diritti Umani e Ambientali
In attuazione delle linee guida di Unione Europea e Osce per la protezione dei Difensori dei Diritti Umani e Ambientali, l’Italia dovrebbe rafforzare le strutture esistenti presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per un’azione di tutela di chi viene minacciato nel mondo per la sua azione nonviolenta a difesa dei diritti. L’Ufficio Diritti Umani della Farnesina dovrebbe ricevere segnalazioni da parte di Osc e Ambasciate su casi di attivisti minacciati e attivare le sedi diplomatiche a loro protezione preventiva, oppure coadiuvare un loro rapido spostamento in Italia in caso di pericolo di vita. A tal fine Sbilanciamoci! chiede di finanziare una rete di Città Rifugio per i difensori, già in via di costituzione da parte di Comuni come Roma, Padova e Trento e organizzazioni di società civile italiane. La cooperazione italiana potrebbe al contempo adottare linee-guida per la protezione dei difensori dei diritti umani e ambientali nei programmi di cooperazione bilaterale e multilaterale, e identificare una linea di finanziamento per il sostegno a organizzazioni e movimenti in paesi terzi, affinché possano essere in grado di proteggersi da forme di criminalizzazione o minacce.
Costo: 8 milioni di euro