All’ONU un’opportunità storica per la messa al bando dei killer robots. L’Italia favorevole al percorso verso una norma internazionale.
In corso a Ginevra la Conferenza di Revisione della CCW, occasione per lanciare un percorso verso una normativa internazionale che preservi controllo umano sull’uso della forza letale. Un’opportunità storica per salvaguardare l’umanità e i diritti umani dall’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi d’arma.
L’Italia si dice pronta a sostenere un mandato che includa l’elaborazione di uno strumento legale sulle tecnologie per le armi autonome.
Per 8 anni i Governi di tutto il mondo hanno sostenuto che la Convenzione su certe armi convenzionali (CCW) in ambito ONU sia il forum appropriato per rispondere ai rischi morali, etici, umanitari, di sicurezza e legali che i robot killer pongono alla comunità internazionale. La sesta Conferenza di Revisione della CCW che termina oggi a Ginevra è quindi un’opportunità storica per gli Stati di prendere provvedimenti per salvaguardare l’umanità contro l’autonomia nell’uso della forza, e un momento di svolta per il processo diplomatico all’interno di questa Convenzione.
Alte sono le aspettative della società civile nei confronti dell’ipotesi che la Conferenza di Revisione possa adottare un mandato per iniziare i negoziati di uno strumento giuridico internazionale vincolante. Gli Stati hanno ora l’opportunità di assicurare che venga mantenuto un controllo umano significativo sull’uso della forza e di tracciare una linea legale e morale contro le macchine che uccidono le persone, la più estrema forma di disumanizzazione digitale. La Campagna Stop Killer Robots (di cui anche Rete Pace Disarmo fa parte) e gli oppositori delle armi letali autonome (LAWS) temono un futuro distopico in cui carri armati, sottomarini, robot o flotte di droni con software di riconoscimento facciale possano vagare senza supervisione umana e colpire in autonomia obiettivi umani. “Oggi ci troviamo di fronte ad un’occasione cruciale per gli Stati: trovare il coraggio di prendere provvedimenti per regolare e proibire l’autonomia nei sistemi d’arma“, ha dichiarato Clare Conboy portavoce della Campaign to Stop Killer Robots.
Sfortunatamente i recenti colloqui diplomatici del Gruppo di Esperti Governativi (GGE) che aveva un mandato su questo argomento dalla Convenzione hanno avuto come risultato un grande fallimento, con gli Stati incapaci di concordare una via da seguire nonostante la maggioranza dei Paesi chieda una nuova legge internazionale. Gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’India e la Russia – Paesi che stanno già sviluppando armi autonome – hanno usato la regola del consenso per bloccare qualsiasi progresso verso una possibile regolamentazione. Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa nelle scorse settimane ha ricordato come la “perdita del controllo e giudizio umano nell’uso della forza e e nell’operatività delle armi solleva serie preoccupazioni da prospettive umanitarie, legali ed etiche“.
Il dibattito in corso alla Conferenza di Revisione della CCW avviene in mezzo a una crescente aspettativa pubblica e a una fiorente leadership politica su questo tema. Il Governo della Nuova Zelanda ha recentemente aggiunto il suo sostegno ai 66 Paesi che hanno esplicitamente richiesto un nuovo strumento giuridicamente vincolante. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, migliaia di scienziati, esperti di IA e robotica, e oltre 17.000 sottoscrittori in poche settimane di una petizione di Stop Killer Robots hanno chiesto ai leader di Governo di tutto il mondo di iniziare la negoziazione di una nuova legge internazionale.
Durante le prime sessioni di discussione della Conferenza in corso anche l’Italia si è detta disponibile a sostenere e votare un mandato per la CCW che includa l’elaborazione di uno strumento legale sulle tecnologie per le armi autonome. “Una presa di posizione sicuramente positiva – commenta Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo – che finalmente esplicita la volontà di sostenere passi concreti verso la messa al bando delle armi letali autonome. L’Italia ha sempre sostenuto la necessità di mantenere un controllo umano significativo sull’uso della forza: ci auguriamo che questa dichiarazione significhi l’inizio di un impegno che porti anche il nostro Paese ad esprimersi – insieme a tutti gli altri Stati che lo hanno già fatto – per una norma giuridica internazionale vincolante sulle LAWS”.
Una posizione di questo tipo è sicuramente sostenuta anche dalla maggioranza dell’opinione pubblica sia italiana sia dei principali Stati del mondo, come hanno mostrato numerosi sondaggi negli ultimi anni e gli approfondimenti condotte nel nostro Paese (anche per il Ministero degli Esteri) dal’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. “Anche l’ultimo sondaggio di opinione su un campione rappresentativo della popolazione italiana che abbiamo realizzato – sottolinea Francesca Farruggia Segretario Generale di IRIAD – mostra come oltre i 2/3 degli intervistati si dichiarino contrari allo sviluppo di armi autonome in grado di operare da sole sul campo di battaglia, con ben il 40% molto contrario a questa ipotesi. L’opzione di sviluppo e uso di armi autonome non sembra avere sostenitori tra i cittadini italiani. Ciò costituisce una condizione necessaria per l’assunzione di una posizione critica in materia da parte del nostro Paese”.
Se la Conferenza di revisione non riuscirà ad adottare un mandato negoziale alla CCW per l’elaborazione di una norma vincolante il crescente numero di Stati che hanno intenzione di agire su questo tema dovrà prendere in considerazione un percorso alternativo. Lo abbiamo già visto accadere con successo con i percorsi che hanno portati ai Trattati sulle mine anti-persona e sulle munizioni a grappolo. Qualsiasi scelta differente o più debole non sarà all’altezza dei passi che i nostri politici devono fare per assicurare che la tecnologia abbia un ruolo positivo e responsabile nella nostra società.