Aumentano le spese militari, mentre servirebbero investimenti sociali e di Pace
Le analisi e le proposte su “Cooperazione, Pace, Disarmo” della Controfinanziaria di Sbilanciamoci, a cui ha dato la propria collaborazione anche Rete Pace Disarmo (sulla base dei dati previsionali di spesa militare elaborati dall’Osservatorio Mil€x)
La guerra e la spesa per la difesa La recente guerra in Ucraina ripropone la necessità del potenziamento delle politiche per la pace, la sicurezza, la cooperazione internazionale. Per la campagna Sbilanciamoci! bisogna potenziare il ruolo di prevenzione dei conflitti e dare la centralità ad organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e l’OSCE. È necessario imprimere una accelerazione alle politiche di disarmo nucleare e alla riduzione delle spese per armamenti e al loro commercio, che – anche in Italia – è salito significativamente. Siamo contrari a portare al 2% del PIL la spesa militare e, anzi, sosteniamo tutte le iniziative che vadano verso la riduzione del 20% degli investimenti in sistemi d’arma, proponendo altresì una moratoria su tutte le nuove iniziative programmate. Sosteniamo tutte le iniziative che vadano nella direzione della riconversione dell’industria militare verso produzioni civili e il totale rispetto della legge 185 sul commercio di armamenti verso altri paesi. Vanno rafforzati gli investimenti e gli stanziamenti per il servizio civile e i corpi civili di pace ed è necessaria l’approvazione, con adeguati finanziamenti, della legge per la difesa civile e nonviolenta, tutti strumenti volti a dare sostanza all’idea dell’adempimento degli articoli 52 e 11 della Costituzione nella direzione del rifiuto della guerra e dell’adempimento del dovere di difesa della patria attraverso metodi nonviolenti.
L’aumento della spesa militare
Anche per il 2023 continua la tendenza di decisa crescita per la spesa militare italiana, come già avvenuto negli anni scorsi (l’aumento tendenziale degli ultimi bilanci è percentualmente attestato su aumenti a due cifre). Le stime preliminari che si possono già ora diffondere sono effettuate secondo la metodologia dell’Osservatorio Mil€x, a partire dall’elaborazione dei dati contenuti nelle Tabelle dei bilanci previsionali del Ministero della Difesa e degli altri dicasteri che contribuiscono alla spesa militare italiana (il MEF e l’ex MISE) allegate alla Legge di Bilancio 2023 inviata dal Governo al Parlamento. Il nuovo incremento complessivo annuale è valutabile in oltre 800 milioni di euro: tenendo conto anche della spesa pensionistica militare netta a carico dell’Inps, in aggiunta alle dotazioni di fondi dei Ministeri secondo la metodologia adottata da Mil€x, si passa infatti dai poco meno di 25,7 miliardi previsionali del 2022 agli oltre 26,5 miliardi complessivi stimati per il prossimo anno. A trainare l’aumento è la crescita del bilancio ordinario della Difesa (comprendente anche le spese non militari per i Carabinieri in funzione di ordine pubblico e di attività forestali) che passa da 25.935 a 27.723 milioni di euro. Tale aumento si concretizza in virtù dei maggiori costi per i bilanci propri (in particolare per il personale) di Esercito, Marina e Aeronautica (oltre 650 milioni complessivi di aumento) e delle maggiori risorse assegnate direttamente al Ministero di via XX Settembre per l’acquisto di nuovi armamenti e la gestione dei programmi relativi (quasi 700 milioni in più sul Segretariato Generale della Difesa). In totale gli investimenti per nuove armi si attestano su 6,1 miliardi, anche grazie alle numerose approvazioni parlamentari di nuovi programmi avvenute nel corso del 2022. Circa cento milioni di euro complessivi sono gli aumenti previsti per le funzioni di Amministrazione e Comando centrale, nonché per indennità varie come l’ausiliaria. L’aumento complessivo di 1,8 miliardi registrato nel budget del Ministero della Difesa deriva per circa un miliardo da una crescita di fondi prevista “a legislazione vigente” (cioè derivante da scelte di bilancio degli anni precedenti, in particolare quelle del Governo Draghi) e per i restanti quasi 800 milioni da scelte direttamente ascrivibili alla manovra di bilancio presentata al Parlamento dal Governo Meloni. Ricordiamo ancora una volta che l’importo totale del Bilancio della Difesa è solo il punto di partenza per valutare la spesa militare italiana complessiva. Cifra che per essere valutata compiutamente deve registrare in aumento i fondi di natura militare assegnati ad altri Ministeri (principalmente il fondo per le Missioni militari all’estero che viene istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e i fondi che l’ex Ministero per lo Sviluppo Economico – oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy – mette a disposizione per acquisizione e sviluppo di sistemi d’arma) sottraendo invece per coerenza di destinazione e tipologia di utilizzo la grande maggioranza del bilancio dell’Arma dei Carabinieri (per lo specifico ruolo che gioca tale struttura, in particolare la parte forestale) da considerarsi solo per la componente legata alle missioni militari. Come incidono queste variazioni nel 2023? Partiamo dalla rilevante voce (ormai da anni fondamentale sia dal punto di vista delle cifre che della valenza operativa e strutturale) dei costi per le missioni militari all’estero, che come detto vengono finanziati da un fondo assegnato al bilancio del Mef e poi trasferito alla Difesa dopo un passaggio parlamentare previsto dalla normativa in vigore dal 2016. Nel 2023 la dotazione complessiva sarà di oltre 1,5 miliardi di euro (in crescita di 150 milioni rispetto all’anno precedente) di cui il 90% (cioè quasi 1,4 miliardi) possono essere ascritti a funzioni militari dirette. Rimangono inoltre sugli alti livelli già registrati nel 2022 gli investimenti per nuovi armamenti: l’aumento già evidenziato nell’ambito del bilancio del Ministero della Difesa viene infatti compensato da una quasi equivalente diminuzione a 2,15 miliardi delle risorse indirette provenienti dall’ex Mise (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) con una conseguente conferma del budget annuale complessivo destinato al riarmo nazionale stimabile attorno agli 8,2 miliardi di euro. Aggiungendo alle cifre appena descritte una valutazione dell’impatto delle missioni militari pagate dall’INPS arriviamo dunque ad un conteggio complessivo della spesa militare 2023 di 26.515 milioni di euro, in aumento di 855 milioni rispetto alle valutazioni effettuate con la stessa metodologia e base dati sul 2022. Si tratta in sostanza di una crescita percentuale del 3,3% rispetto all’anno precedente (praticamente stesso aumento marginale che si era registrato tra 2021 e 2022).
Servizio civile e corpi civili di pace
In questo contesto assistiamo anche nella legge di bilancio del 2023 al permanente sotto-finanziamento del servizio civile universale: gli stanziamenti annuali sono sempre inferiori alle effettive necessità – per il 2023, ma soprattutto per gli anni 2024 e 2025 – mentre i corpi civili di pace non sono mai stati rifinanziati. Si tratta di una situazione particolarmente preoccupante di fronte alla crescente richiesta di ragazze e ragazzi di fare un’esperienza di pace e utile alla comunità, che tutte le forze politiche a parole dicono di voler sostenere.
Cooperazione allo sviluppo
Rileviamo altresì che – nonostante i ripetuti impegni assunti in sede internazionale – siamo molto lontani dal raggiungimento dello 0,7% del PIL per gli stanziamenti del bilancio pubblico a favore delle politiche di cooperazione allo sviluppo. Si tratta di un ritardo inaccettabile: le politiche di cooperazione allo sviluppo, oltre a contribuire al superamento delle disuguaglianze su scala globale e a sostenere il diritto allo sviluppo delle popolazioni dei paesi a basso reddito, sono strumenti fondamentali per la lotta alla povertà e per la costruzione di un sistema di sicurezza condivisa su scala globale. Secondo la legge di bilancio i fondi per la cooperazione nel 2023 passano da 1.091 milioni di euro a 1.001 milioni (- 8,2%).
Sbila-Coop-Pace-Disarmo-2022