Il ruolo dei parlamentari nella protezione dei civili dall’uso di armi esplosive in aree popolate

Il ruolo dei parlamentari nella protezione dei civili dall’uso di armi esplosive in aree popolate

Negli ultimi dieci anni, i civili hanno rappresentato oltre il 90% delle vittime dei bombardamenti urbani. Il processo di urbanizzazione dei conflitti, infatti, è notevolmente aumentato nell’ultimo decennio. Che si tratti di bombe d’aereo, proiettili di artiglieria, mortai, missili, ordigni esplosivi improvvisati, l’impatto devastante di queste armi sui civili è dovuto a molteplici fattori: dal loro perimetro di distruzione, dalla loro capacità di disperdere più munizioni su un’area più o meno ampia, dall’imprecisione intrinseca dell’arma e dal suo meccanismo di rilascio della carica esplosiva. I conflitti in Ucraina, Siria, Yemen o Nagorno-Karabakh forniscono chiari esempi del modello persistente di danno causato ai civili dall’impatto a largo raggio di queste armi se utilizzate nei centri urbani.

L’impiego delle armi esplosive con effetti a largo raggio ha implicazioni drammatiche per i civili. Le vittime civili ammontano a oltre 280.000 negli ultimi dieci anni. Ancora di più è il numero di coloro che rimangono permanentemente disabili, con gravi traumi e sono costretti a fuggire dalle loro case. Infrastrutture critiche come ospedali, servizi igienici, elettricità, scuole e strade vengono distrutte. Il ritorno in condizioni di sicurezza nelle città di origine è molto spesso compromesso, poiché permangono nel terreno e tra le macerie ordigni inesplosi. Per questi motivi le popolazioni sono costrette alla fuga, aggravando una situazione umanitaria già drammatica.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC), la Rete internazionale di armi esplosive (INEW) che conta oltre 40 organizzazioni umanitarie in tutto il mondo, tra cui le italiane Associazione Italiana Vittime Civili di Guerra, Campagna Italiana Contro le Mine e Rete Italiana Pace e Disarmo hanno documentato l’impatto di queste armi esplosive nelle aree popolate per anni e sostengono l’adozione di una forte Dichiarazione politica internazionale per porre fine ai gravissimi danni umanitari causati dall’uso di armi esplosive con effetti a largo raggio. La campagna internazionale in Italia è conosciuta come “Stop alle bombe sui civili” e ne fanno parte le sopra citate organizzazioni italiane.

Processo diplomatico – Da Ginevra a Dublino

Con il forte sostegno di ICRC, del Segretario Generale delle Nazioni Unite e INEW, molti Stati hanno attivamente sostenuto la firma di una Dichiarazione politica internazionale che consenta di superare questa situazione. Per oltre un decennio, il tema EWIPA (Explosive Weapons in Populated Areas) ha fatto parte dell’agenda e delle discussioni diplomatiche internazionali. Rappresentanti di 19 paesi africani hanno approvato il Comunicato di Maputo e 23 Stati sudamericani e caraibici il Comunicato di Santiago, esprimendo, attraverso questi documenti, la loro volontà politica di adottare misure concrete e tangibili per proteggere meglio i civili dall’impiego delle armi esplosve. La questione è stata anche un argomento all’ordine del giorno del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana nel luglio 2019, sollevata al Vertice umanitario nelle guerre urbane nel 2019.

Dopo diversi cicli di negoziati a Ginevra guidati dall’Irlanda negli ultimi due anni, il testo della Dichiarazione è stato finalizzato dagli Stati alla consultazione diplomatica del 17 giugno 2022. La Dichiarazione sarà aperta alla firma degli Stati durante un’apposita Conferenza internazionale in Irlanda, che si svolgerà presso il Dublin Castle venerdì 18 novembre 2022.

L’obiettivo principale della Dichiarazione è limitare l’uso di queste armi esplosive nelle aree popolate. Il testo riconosce che l’uso di armi esplosive nelle aree popolate pone rischi inaccettabili per i civili, in particolare quando le armi hanno effetti a largo raggio. Promuove standard più rigorosi per la protezione dei civili e impegna gli Stati che firmano la Dichiarazione ad attuare le relative modifiche del loro uso adeguando le pratiche militari nazionali. La Dichiarazione fornisce anche una base per stigmatizzare azioni dannose, quali, appunto l’impiego di armi a largo raggio nei centri urbani. Da una prospettiva umanitaria, il testo è anche uno strumento dal taglio pratico che stabilisce un’agenda per per rafforzare l’accesso all’assistenza umanitaria di sopravvissuti, familiari delle persone ferite e uccise. delle comunità colpite e per affrontare l’impatto a lungo termine derivante dalla distruzione delle infrastrutture.

Impegno parlamentare

INEW ha lavorato con una grande varietà di attori politici negli ultimi dieci anni. La Rete attribuisce la massima importanza al lavoro collaborativo dei parlamentari di tutti i paesi, incoraggiando il lavoro collettivo per promuovere una dichiarazione che possa realmente salvare la vita dei civili che vivono nei conflitti. L’impatto c’è già: più di 130 parlamentari di 7 paesi, Italia compresa, hanno finora firmato un appello parlamentare internazionale INEW. Negli ultimi quattro anni sono state poste decine di interrogazioni parlamentari ai governi, sono state inviate lettere congiunte firmate da parlamentari di Paesi europei ai loro ministri degli Affari Esteri, sono state organizzate due audizioni pubbliche dalle Commissioni Affari Esteri del Bundestag (Germania), dell’Assemblea nazionale (Francia) e il parlamento belga ha adottato una specifica risoluzione. Anche l’Italia non si è sottratta alla sfida e il 6 aprile 2022 la Commissione Affari Esteri della Camera ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegnava il Governo ad aderire alla Dichiarazione politica come strumento per garantire maggiore protezione ai civili nei conflitti armati.

Nel maggio 2021 si è tenuta online una conferenza parlamentare internazionale sul tema EWIPA, che ha riunito più di 40 parlamentari provenienti da 5 paesi diversi, una dichiarazione interparlamentare europea congiunta, che è stata ad oggi firmata da 273 parlamentari di 8 paesi e dal Parlamento europeo. Alcuni parlamentari sono stati anche coinvolti nel precedente ciclo di consultazioni per la Dichiarazione politica sul tema alle Nazioni Unite di Ginevra.

La conferenza di Dublino è una nuova opportunità per i Parlamentari per dimostrare un impegno sia personale che politico sulla questione della protezione dei civili. Il sostegno dei parlamentari di diversi paesi ha già dimostrato la sua efficacia in passato, a seguito della fase di attuazione del Trattato per la messa al bando delle mine e della Safe School Declaration. È giunto il momento di affrontare l’emergenza della protezione dei civili da bombardamenti e di garantire il rispetto delle regole più elementari Diritto Internazionale Umanitario.