Il ricordo di Castle Bravo alimenta le lotte per il disarmo e la giustizia nucleare

Il ricordo di Castle Bravo alimenta le lotte per il disarmo e la giustizia nucleare

Castle Bravo è il nome in codice del più grande test di bomba termonucleare mai effettuato dagli Stati Uniti il 1 marzo del 1954: a 70 anni di distanza il disastro è ancora in corso. La storia di Castle Bravo non è quella di un trionfo scientifico o di un’efficace deterrenza da guerra fredda, ma di come la vita nelle Isole Marshall sia stata sradicata, le terre siano state contaminate e le persone lasciate a lottare con le conseguenze per generazioni. Il 1 marzo è ora una Giornata Nazionale di lutto e ricordo, a cui si uniscono gli abitanti delle Marshall della diaspora, che lavorano per la giustizia nucleare in altre parti del mondo.

 

Venerdì 1 marzo 2024 ricorrono i 70 anni dal test “Castle Bravo” e i 70 anni di vita delle persone che ne hanno subito le conseguenze. In occasione di questa giornata di commemorazione, Melissa Parke, Direttrice Esecutiva di ICAN, chiede un’azione urgente: “Gli Stati che hanno effettuato test nucleari hanno prestato un’attenzione inadeguata agli effetti duraturi dei loro test sulle persone e sull’ambiente. Poiché i test sono stati condotti prevalentemente in Stati colonizzati o in aree abitate da popolazioni indigene, questi effetti devono essere ora affrontati non solo per il loro impatto sulla salute e sul benessere delle persone, ma anche come un’urgente questione di giustizia sociale”.

Che cos’è stato il test Castle Bravo?
E’ il nome in codice che gli Stati Uniti hanno utilizzato per l’esperimento di test di una bomba termonucleare con una potenza pari a 15 megatoni, sull’atollo di Bikini. Una bomba con una resa pari a quasi mille bombe di Hiroshima: fece evaporare due intere isole e parte di una terza, e le loro ceneri radioattive caddero sulle isole vicine. 

L’esercito americano evacuò le persone da alcune isole, allontanandole dalle loro case e dalle loro terre. Altri non furono nemmeno avvertiti, anche se i rischi erano noti ai militari, e gli abitanti degli atolli di Rongelap, Ailinginae e Utrik furono evacuati solo due giorni e mezzo dopo, dopo essere stati esposti a dosi di radiazioni quasi letali.

 

Gli effetti a lungo termine dei test nucleari statunitensi sulla popolazione e sull’ambiente delle Isole Marshall
Gli Stati Uniti hanno effettuato tra il 1946 e il 1958 ben 67 test con armi nucleari nelle Isole Marshall, con gravi effetti sulla salute della popolazione locale. Il rischio di cancro è aumentato in modo significativo e la popolazione ha registrato tassi allarmanti di infertilità, nati morti, aborti spontanei e difetti congeniti alla nascita.

Gli esperimenti nucleari hanno prodotto una diffusa contaminazione radiologica, che continua a rappresentare una minaccia attiva per le persone e l’ambiente. Le radiazioni rendono ancora oggi inabitabili atolli come Bikini. Le Isole Marshall non dispongono delle infrastrutture mediche necessarie per trattare i numerosi e complessi casi di cancro e molti sono costretti a recarsi all’estero per le cure.

Le radiazioni hanno avuto un grave impatto sull’approvvigionamento alimentare, in quanto la contaminazione viaggia attraverso gli ecosistemi rendendo immangiabili piante e colture. Di conseguenza, le Isole Marshall dipendono da alimenti importati, spesso altamente trasformati, che causano obesità e rendono il diabete la prima causa di morte tra i marshallesi.

Il fenomeno ha anche imposto cambiamenti nelle pratiche culturali, come quando la popolazione è stata trasferita da atolli con lagune dove si era soliti pescare, ad atolli senza lagune dove non era in grado di pescare e vivere di pesce. La perdita del patrimonio culturale, delle pratiche e della memoria è un altro grave impatto dei test sulle armi nucleari.

 

Affrontare il colonialismo nucleare e la mancanza di giustizia per i sopravvissuti
Le armi nucleari sono state testate in modo sproporzionato su terre e popolazioni colonizzate e indigene. La doppia disumanizzazione dei test nucleari e dei successivi esperimenti medici sugli esseri umani che vivevano nei pressi dei siti degli esperimenti mostra la natura disumana delle armi nucleari, e la continuazione di questo colonialismo nucleare è illustrata dalla mancanza di un’adeguata bonifica ambientale o di assistenza alle vittime.

Gli abitanti delle Isole Marshall hanno protestato contro i test fin dall’inizio. L’ultimo test è stato condotto nel 1958 e da allora chiedono risarcimenti e giustizia. Negli anni ’80 è stato istituito il Nuclear Claims Tribunal, attraverso il quale i marshallesi colpiti dai test potevano richiedere un risarcimento finanziario. Ma gli Stati Uniti hanno fornito solo 150 milioni di dollari per il fondo e si rifiutano di fornirne altri, nonostante i miliardi di danni riconosciuti non siano ancora stati pagati.

I pochi sforzi per risanare l’ambiente che sono stati compiuti sono stati drasticamente inferiori a quelli necessari. Come se non bastasse, gli Stati Uniti hanno lasciato grandi quantità di scorie nucleari in uno dei crateri delle bombe. Il cratere non era rivestito sul fondo, a differenza dei siti di scarico delle scorie negli Stati Uniti. Inoltre, le scorie nucleari sono state trasportate lì dai test nucleari condotti negli Stati Uniti. Il cratere è noto come Runit Dome e rischia di rompersi per mancanza di manutenzione e per l’innalzamento del livello del mare causato dal cambiamento climatico sulle isole Marshall, che hanno un livello orografico molto basso.

 

Come il Trattato delle Nazioni Unite per la messa al bando delle armi nucleari fornisce un percorso per il futuro
“Il Trattato delle Nazioni Unite sullla proibizione delle armi nucleari (TPNW) è lo strumento migliore per garantire la giustizia nucleare, perché mette al bando le armi nucleari in modo che non possano mai più essere utilizzate, e incarica gli Stati di assistere le comunità colpite dall’uso e dai test di queste armi in passato e di bonificare gli ambienti contaminati”, afferma Melissa Parke, Direttrice Esecutiva di ICAN.

Il TPNW, in vigore dal 2021, è il primo trattato del suo genere ad includere tali obblighi:

  • L’articolo 6 del TPNW impone agli Stati parti di fornire assistenza alle vittime e bonifica ambientale alle persone e alle aree colpite dall’uso o dai test di armi nucleari
  • L’articolo 7 richiede a tutti gli Stati parti in grado di farlo di fornire assistenza agli Stati parti colpiti e alle vittime stesse

Questo percorso è guidato dal Kazakistan e da Kiribati, due Paesi in cui sono state sperimentate armi nucleari. Tutti i Paesi colpiti dovrebbero aderire a questo Trattato per beneficiare del sistema cooperativo di assistenza e riparazione guidato dai sopravvissuti che esso istituisce. La partecipazione delle comunità colpite è fondamentale per plasmare un futuro senza armi nucleari e gli Stati dotati di armi nucleari hanno il dovere di aderire al TPNW senza indugio, affinché i prossimi 70 anni siano liberi dalla minaccia delle armi nucleari.